John Danaher e il problema stallo nel BJJ: “Non basta vincere facendo il minimo”

Il guru del BJJ John Danaher, ospitato dal Joe Rogan Experience, ha trattato uno dei temi più problematici nel mondo del Jiu Jitsu e del Grappling agonistico: lo stallo e la conseguente poca spettacolarità del BJJ (soprattutto per i profani).

L’insegnante neozelandese ha spiegato che l’enfasi di atleti e insegnanti dovrebbe essere sulle sottomissioni, poiché queste rappresentano il risultato più desiderato per tutti: per un atleta è la forma più netta di vittoria, per il pubblico è il contenuto che ha più appeal. Purtroppo cercare nuovi regolamenti non basta: Danaher spiega che – ad esempio – l’ADCC era nato proprio con lo scopo di aumentare il numero di finalizzazioni, ma ha poi ottenuto l’effetto contrario rendendo la manifestazione una vera e propria “fiera dello stallo”, con atleti che addirittura evitano di ingaggiare fino agli ultimissimi minuti del combattimento.

Per questo motivo il leader della “DDS” (Danaher Death Squad) ritiene che sperimentare nuovi regolamenti possa essere utile fino ad un certo punto, dato che alla fine gli atleti cercheranno sempre una scappatoia così come un avvocato cerca la sua interpretazione di una legge per vincere una causa: l’unico modo per risolvere la problematica in modo definitivo è proprio cambiare il Jiu Jitsu dal punto di vista culturale. Non è un caso che proprio gli allievi di Danaher come Gordon Ryan e Garry Tonon siano amatissimi dagli appassionati e abbiano allo stesso tempo dei tassi di finalizzazione elevatissimi: il noto coach descrive l’importanza della sottomissione paragonandola all’importanza che il knockout ha nel pugilato.

Ecco le sue parole:

“Dobbiamo fare il più possibile per spingere gli atleti verso questa espressione del Jiu Jitsu: non solo vincere facendo il minimo necessario, ma cercare di andare oltre e ottenere la sottomissione. Tu prima hai citato Marcelo Garcia, uno dei pochi insieme ad esempio a Roger Gracie che, nonostante le regole non lo richiedessero, andavano oltre e combattevano fino alla fine per trovare la sottomissione. E cosa noti riguardo a questi atleti? Sono leggende […], sono amati quasi più per come combattevano che per le vittorie in sé. Rappresentavano l’ideale di controllo e submission.

Non ci sarà mai un regolamento che riuscirà a costringere gli atleti a finalizzare. E’ una cosa che va cambiata tramite la cultura, è una cultura che deve arrivare dagli insegnanti […] l’attitudine deve nascere da una cultura di allenamento più che dalle regole di gara.”

Ecco la puntata completa del podcast. E’ molto lunga ma ne vale davvero la pena, visto l’alto livello dei contenuti:

 

 

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