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E’ stato annunciato ieri a sorpresa dopo UFC 160. Non ci sarà un ultimo match con ritiro sull’ottagono. La sua ultima battaglia diventa quindi lo scontro del 7 luglio scorso contro Tito Ortiz che si ritirò quella sera.
Il nativo di Atlanta è entrato nella storia soprattutto per la famosa sera del 9 aprile 2005. L’UFC stentava ancora ad ingranare e andava in scena la finale del primo TUF della storia. Era la prima occasione in TV davanti a milioni di telespettatori per l’UFC con i tre match della main card in scaletta.
Nel primo Diego Sanchez annichilisce velocemente Kenny Florian e per Dana e soci non promette bene.
Ma ecco che Forrest e Stephan Bonnar entrano nell’ottagono per dare vita ad uno dei match più spettacolari della storia. Tre round di colpi e azione senza sosta con i due fighter che lasciano l’anima nell’ottagono. I ratings si accumulano via via che passano i minuti e i due massimi leggeri innescano l‘era mainstream per l’UFC tanto da meritarsi entrambi il contratto con l’UFC, di regola riservato solo al vincitore del torneo.
Ma oltre all’exploit del TUF Griffin realizza una grandissima carriera in UFC, straordinaria considerando il limitato talento a disposizione. Fighter inesauribile e mai domo, con una personalità goffa e simpatica fuori dall’ottagono che fa breccia nel cuore dei fans, raggiungerà il suo apice con la conquista del titolo UFC dei massimi leggeri, sconfiggendo Quinton “Rampage” Jackson il 5 luglio 2008.
E’ il culmine di anni di fatica e allenamenti durissimi, un momento propiziato dall’inattesa vittoria contro Shogun, fresco campione del Grand Prix del Pride e considerato all’epoca il numero uno al mondo della categoria.
Il regno durerà poco. A cinque mesi dalla conquista del titolo perderà per TKO contro Rashad Evans.
Oltre a questi tre match simbolo ricordiamo anche la trilogia con Tito Ortiz, iniziata nel 2006 e conclusasi sei anni dopo sigillando la carriera di entrambi gli atleti.
Oppure il match contro Anderson Silva che malgrado l’esito avverso a Forrest, fece comunque la fortuna dell’attuale pound for pound numero uno al mondo nella sua ascesa alla popolarità in USA.
Insomma, a 33 anni non si può dire che sia vecchio ma ha avuto tante battaglie dure e non si è mai risparmiato nella preparazione ai match. Dice che la scintilla è stata vedere il match tra Brian Stann e Wanderlei lo scorso marzo. In quell’occasione si è reso conto che non aveva la forza per regalare altre guerre del genere ai fans, che era diventata la missione del suo finale di carriera.
A detta di Dana il suo conto in banca gli permetterà di non dover lavorare mai più anche se è previsto per lui un impiego nell’organizzazione come le altre fedeli icone Liddell e Hughes e l’induzione nella Hall of Fame il prossimo luglio assieme all’amico Stephan Bonnar.
I commenti sono chiusi.
rispetto! invece di star li a fare il sacco ha deciso di ritirarsi! alla fine ha fatto bene perchè è stato campione del mondo e forse ora come ora non reggerebbe nemmeno con un top 10!
Oramai non deve dimostrare piu niente a nessuno…quel che è riuscito a fare è abbastanza. Un grande lottatore, un grande proiettatore
Non nascondo un po’ di magone…
Grande Forrest…
giusto metterlo nella hall of fame ha dato tutto quello che poteva in ogni incontro…grande rispetto