Intervista a Federico Tisi

Federico Tisi, classe 1974, pratica Jiu Jitsu brasiliano dalle metà degli anni novanta ed è uno dei pionieri di  questa disciplina in Italia. Insegnante professionista, ha fondato la prima Accademia a Roma di jiu jitsu brasiliano, la Tribe Jiu Jitsu e poi un network di Accademie, che porta il suo nome, sparso su tutto il territorio italiano per il quale svolge il ruolo di direttore tecnico. Rappresentante per l’Italia della International Brazilian Jiu Jitsu Federation (IBJJF), ha di recente fondato l’Unione Italiana Jiu Jitsu che rappresenta in via esclusiva l’IBJJF nel nostro paese.

Intervista a Federico Tisi 1

Ciao Federico, grazie per averci dedicato del tempo.

Ciao Manolo, grazie a te per l’interessamento.

Sappiamo che la fondazione dell UIJJ è stato quasi un parto: Gli addetti ai lavori ne parlavano da quasi un anno… ma finalmente l’ Unione Italiana Jiu Jitsu è una realtà.
Parlaci un attimo della genesi dell’UIJJ e delle sue particolarità

L’Unione Italiana Jiu Jitsu nasce con l’intento di creare un organismo  unicamente dedicato alla regolamentazione  del jiu jitsu brasiliano nel nostro paese secondo gli standard imposti in tutto il mondo dalla IBJJF, che la UIJJ rappresenta in Italia con mandato firmato  dal Presidente Carlos Gracie Jr.

L’Unione ha come finalità unica  la promozione in Italia dello stile brasiliano di jiu jitsu in tutte le sue forme, il riconoscimento e la certificazione unificata UIJJ/IBJJF di tutte le accademie ed i praticanti che soddisfano i requisiti di legittimità  imposti dalla IBJJF e che rispettino i dettami della legge italiana in tema di associazionismo sportivo, il patrocinio di tutti i campionati che rispetteranno gli standard qualitativi richiesti, la formazione di un corpo arbitrale vasto e ben preparato, e molto altro ancora.

Si tratta di un’organizzazione creata e gestita da insegnanti di Jiu Jitsu come me, che mira a creare una “casa” ben organizzata aperta unicamente  a chi pratica e diffonde legittimamente il jiu jitsu brasiliano in Italia.

Appena Nata e già propone un evento di grande caratura: L’Italian Open del 12 Maggio a Roma. JJ Machado sarà il guest… Quando si Parla di Europa e BJJ vengono in mente Lisbona e i Scandinavian. Credi che Italian open si imporra da subito come terzo evento a cui partecipare?

Considerando gli sforzi organizzativi posti in essere dagli organizzatori, spero proprio di si.  Ospitare un evento di BJJ nel Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano, nel centro di Roma, con sponsor importanti ed il patrocino di Comune , Regione, e Provincia, era un ipotesi inconcepibile fino a poco fa. Il fatto poi che questo campionato si svolga proprio in un punto di riferimento del turismo mondiale come Roma spero possa in futuro invogliare a partecipare un numero sempre crescente di atleti stranieri. E’ una importante vetrina  per tutti ed è anche per questo che spero nel supporto della comunità italiana del Jiu Jitsu.

Come stanno andando le Adesioni? ci saranno altre sorprese ?

C’è molto fermento ed aspettativa nell’aria, specie dopo la messa on line del sito www.italianbjjopen.com .
Speriamo  nell’adesione di almeno 500 atleti e, se va tutto bene, ci saranno un paio di sorprese “last minute” per tutti i partecipanti.

Mi faccio portavoce di molti che hanno storto il naso vedendo il prezzo di ingresso: Perchè gli eventi di caratura internazionale devono costare cosi tanto, quando abbiamo visto che
eventi italiani ( Milano challenge per dirne uno) hanno prezzi abbordabilissimi e organizzazione al TOP?

Il paragone, per quanto comprensibile, è fuori luogo perché paragonare un evento di una giornata con circa 500 atleti ad un altro di 4 giorni che ne conta  3000 è molto azzardato. Si tratta di eventi di dimensioni molto differenti, sebbene occorra tener conto che in entrambi casi sono eventi organizzati senza nessun tipo di appoggio o finanziamento “pubblico”, di qualche ente internazionale, o di qualche sponsor importante come avviene invece ad esempio nel calcio o in altre discipline.

Il Milano Challenge ad esempio ha superato quest’anno quota 500 iscritti e si è svolto in un’unica giornata. L’ultimo Campionato Panamericano ha visto circa 3000 iscritti, da gestire in un palazzetto dello sport enorme, un folto staff operativo 12 ore al giorno su 12 aree di gara regolamentari, per non parlare del lavoro di preparazione preliminare e via dicendo. Il costo è alto, è vero, ma ci sono anche molti costi elevati a carico di chi organizza che spesso un atleta o chi non ha esperienza nell’organizzazione di eventi di questo tipo non conosce e nemmeno immagina.

A livello Nazionale si può fare molto mantenendo una quota di partecipazione relativamente contenuta e sarà compito dell’Unione fare in modo che gli organizzatori di un torneo patrocinato non possano chiedere una cifra esorbitante. L’Italian Open, ad esempio, chiede una quota di 35 euro per chi si iscrive entro il 15 di Aprile e di 45 solo per chi si iscrive tardivamente, entro il 5 maggio. Per un torneo di questo livello, con medaglie forgiate appositamente, 6 aree di lotta, una bella t shirt in omaggio, una grande attenzione per l’atleta, una copertura mediatica internazionale e vedersi premiare, se si vince l’assoluto, da una leggenda come Jean Jacques Machado con un buono per iscriversi all’Europeo 2013 IBJJF, penso sia una cifra più che ragionevole.

Parlando un po di Bjj, come vedi l’evoluzione dello sport ? si continuerà di Berimbolate oppure si tornerà a qualcosa di più basico?

Dipende esclusivamente dal regolamento. Il Jiu Jitsu è sempre stato un organismo vivente dotato di una spiccata adattabilità ai vari contesti in cui viene utilizzato. Il regolamento in vigore da Gennaio 2012 ha posto alcuni limiti all’eccessivo tecnicismo strategico adottato da molti atleti, specie nelle categorie di peso inferiori, punendo molto severamente l’inattività dell’atleta e regolamentando più rigidamente l’assegnazione di punti e vantaggi.
Questo regolamento sta a mio avviso producendo ottimi frutti, visto l’alto numero di finalizzazioni viste all’ultimo Campionato Europeo e all’Ultimo Campionato Panamericano.

All’ADCC si è visto che quando il livello di lotta è davvero alto i leglock fanno la differenza. In qualità di insegnate come credi bisogna approciare il pericolosissimo discorso leve alle gambe?

Le leve alle gambe vanno insegnate con criterio e la giusta gradualità. Le articolazioni degli arti inferiori sono le più solide e per questo non danno sempre avvisi preliminari prima del loro cedimento, come ad esempio avviene per gomiti e polsi. Un principiante non ne è spesso consapevole, oppure rifiuta di battere per non fare brutta figura sottovalutando l’imminenza di un infortunio. Quando questo cedimento articolare avviene è troppo tardi, ed i danni sono spesso di grave entità.
Nelle mie accademie insegno unicamente la leva al piede dritta per le cinture bianche e le cinture azzurre, per poi introdurne altre dalla cintura viola in poi. Nel caso di agonisti cintura bianca ed azzurra che desiderino gareggiare in campionati dove  sono permesse leve “avanzate”, le insegno anche a loro sottolineando sempre i pericoli sopracitati e l’importanza di salvaguardare sempre e comunque la propria incolumità fisica.

Sei molto impegnato in seminari in Italia e nel mondo…  Personalmente ho visto il livello dell’italia ESPODERE in questo ultimo anno… Tu che hai una visione più completa cosa ne pensi ?

Assolutamente si, abbiamo atleti provenienti dalla accademie più disparate che non hanno nulla da invidiare  a nessuno a livello internazionale, in quasi tutte le cinture. La prima generazione di agonisti italiani alla quale appartengo ha mosso i primi passi affermandosi nelle categorie master e senior, in tutte le cinture. Oggi, oltre ad una schiera di inossidabili master e senior,  abbiamo le nuove generazioni di giovani lottatori che si stanno affermando a livello internazionale nella categoria più dura, quella degli adulti, producendo campioni dalla cintura bianca alla marrone. Sono sicuro che entro qualche anno avremo lottatori italiani che si sapranno affermare all’estero anche nella categoria regina delle cinture nere “adulto”. Non ne ho dubbi.

Bjj & MMA: ha ancora un senso imparare il bjj quando si vedono cosi poche finalizzazioni e anche i grappler preferiscono scambiare in piedi?

Sicuramente si. A prescindere che uno desideri usare il jiu jitsu in questo contesto o semplicemente sapersela cavare nel caso  finisca involontariamente al suolo, ritengo sia fuori discussione l’importanza di avere una conoscenza più o meno sviluppata del jiu jitsu se si desidera competere nelle MMA a qualsiasi livello.

Ci ricordi la tua pagina internet e di FB dove rimanere aggiornati sui tuoi seminari ?  

Il mio sito ufficiale è www.federicotisi.com, mentre su facebook ho un unico profilo ufficiale che porta il mio nome.

ciao Federico, e grazie per il tempo !

Grazie a te per l’interessamento, e un saluto a tutti i lettori di Grappling Italia.

    Comments are closed