Essere un fighter completo è sicuramente la priorità numero uno di ogni artista marziale; sopratutto per chi, come me, non ha scelto ma è stato letteralmente travolto dalle MMA. Agli albori eravamo tutti piuttosto confusi: nei primi anni 90 guardavamo quelle costosissime videocassette ricercando metodi e tecniche, nel garage di qualche amico imitavamo quegli atleti e sembravano così lontani, e lo erano. Per molti il passatempo e la novità è rapidamente andata a scemare, per altri invece si è trasformata lentamente in una visione profonda e radicata al punto da cambiare molte cose, per prime le nostre vite. Durante l’ultimo stage di BJJ svoltosi a Nizza nell’accademia di Christian “Irmao” Rodriguez il mio ex avversario ormai divenuto amico e maestro sono stato promosso a Blue Belt premiando il mio sempre maggiore interesse nei confronti dell’arte suave e la sua importanza nella mia preparazione MMA. La sensibilità tecnica e tattile che è possibile acquisire durante la pratica di questa arte marziale è davvero notevole, l’utilizzo del GI come estensione corporea, come mezzo utile alla finalizzazione, ma anche come “trappola” per l’atleta distratto, permette l’elevazione a potenza della soglia di attenzione “maturando” nell’atleta una consapevolezza decisiva. Il riconoscimento di tanto impegno mi ha reso molto orgoglioso del lavoro svolto come praticante, rafforzando, per quanto ancora possibile la mia dedizione alle MMA, al BJJ , ed alle loro immense potenzialità. Quegli atleti, un tempo così lontani ebbero a perdere il loro status, dandoci la consapevolezza di essere in fondo come noi, ne dei, ne giganti, ma soltanto uomini
