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Gui Mendes e il ruolo degli istruttori di BJJ: insegnanti, non guru

Gui Mendes, icona del Brazilian Jiu-Jitsu, ha messo in discussione una tendenza sempre più diffusa nella comunità marziale: vedere gli istruttori come guide di vita invece che come semplici coach. Il suo messaggio è stato netto:

Gui Mendes e il ruolo degli istruttori di BJJ: insegnanti, non guru 1

“Se hai problemi di salute mentale, rivolgiti a un professionista. Se vuoi imparare il Jiu-Jitsu, vieni a lezione.”

Un concetto che arriva in un momento cruciale, in cui il confine tra insegnamento tecnico e supporto personale si fa sempre più sfumato. È innegabile che il Jiu-Jitsu offra benefici per la salute mentale, contribuendo a ridurre ansia e depressione. Tuttavia, questi effetti derivano da tre fattori: attività fisica, socialità e disciplina strutturata. Non sono proprietà esclusive delle arti marziali e, soprattutto, non sostituiscono una terapia professionale.

Jiu-Jitsu e salute mentale: una linea sottile

Il Jiu-Jitsu è un potente strumento per il benessere, ma non può risolvere i traumi né rimpiazzare un trattamento psicologico. Affidarsi esclusivamente alla pratica marziale per trovare equilibrio emotivo può trasformarsi in una forma di evitamento, con il rischio di reprimere anziché elaborare i problemi. E se un infortunio impedisce di allenarsi? Senza un supporto adeguato, il crollo psicologico è quasi inevitabile.

A complicare il quadro c’è un fenomeno sempre più diffuso: molti praticanti cercano nei loro istruttori risposte su alimentazione, psicologia, finanza e crescita personale. Ma un coach di Jiu-Jitsu non è uno specialista in questi campi. Alcune accademie hanno persino sviluppato dinamiche borderline, con istruttori che alimentano dipendenze malsane, sfociando in comportamenti settari e richieste eccessive di lealtà.

Il ruolo dell’istruttore: insegnare, non guidare

Per preservare l’integrità del Jiu-Jitsu, è essenziale riconoscere i segnali di allarme quando un coach supera i propri limiti. Un istruttore serio dovrebbe:

  • Essere trasparente sulle proprie competenze e formazione.
  • Creare un ambiente che favorisca il pensiero critico e rispetti l’individualità degli studenti.
  • Mantenere rapporti professionali, evitando di assumere il ruolo di mentore o terapeuta.

La scienza è chiara: la terapia professionale è il trattamento più efficace per le problematiche di salute mentale. Il Jiu-Jitsu può migliorare l’umore grazie al rilascio di endorfine e al supporto sociale, ma non può sostituire interventi strutturati psicologici

Redazione

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