Dana White dice la sua sugli infortuni

Don Dana elargisce consigli

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“Look, here’s the thing…”

Essendo quello più interessato dall’injury-bug che ha assalito l’UFC nel 2012, Dana White ci tiene a dire la sua sulla gestione dei camp.

Ad un pranzo con la stampa ha parlato di un episodio raccontatogli da Georges Saint Pierre per far capire la gestione non sempre intelligente degli allenamenti:
“GSP mi ha raccontato un episodio in cui un bel giorno gli volevano far fare sparring con Shane Carwin. Georges ha chiesto “Per quale c*#*o di motivo devo fare sparring con Shane Carwin? In che modo ne posso beneficiare? Cosa mi può dare in termini della mia carriera?” Quando senti st*##z#*e del genere capisci perché la gente si infortuna a destra e sinistra.”

Dana va avanti dicendo che secondo lui bisognerebbe tornare un passo indietro a qualche anno fa quand’era come la boxe.
“Dieci anni fa Chuck Liddell aveva il suo camp e ne era il pezzo grosso, Tito [Ortiz] lo era nel suo, Randy [Couture] aveva la sua tana“, dice Dana. “Matt Hughes era forse quello con più compagni forti da Pat Miletich, dove c’erano più assassini. Oggi invece queste palestre sono piene di campioni. Guardate come funziona nella boxe. Se Floyd Mawweather si allena per un match costruiscono il camp attorno a lui. La gente arriva e hai gli sparring partners e il resto. Nelle MMA ci sono 10 fighter che preparano un match tutti assieme. È così duro, è diverso adesso. Dovrebbero ricominciare a costruire i camp attorno ad una persona.”

Dana continua con un’altra storia da palestra: “Adesso abbiamo una situazione in cui, e non sto parlando solo di Greg Jackson, non ricordo se fu Rashad Evans che cadde sul ginocchio di Diego Sanchez o viceversa. Si stavano allenando uno attaccato all’altro. C’è bisogno di un approccio ai training camp più professionale di come fanno adesso.”

Purtroppo secondo il sottoscritto non credo che possa bastare, dato che nelle MMA ci sono le fasi di lotta (soprattutto in piedi) che sono di per sé più inclini agli infortuni muscolari ed articolari rispetto alla boxe. Secondo, diminuire l’intensità dello sparring potrebbe essere controproducente.

Infine Dana riconosce che lui rimane solo un promoter e non può condizionare allenatori e atleti: “È una di quelle cose che non posso controllare. Non posso telefonargli e dirgli ‘devi fare questo e quello’”.

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