Gian Paolo Doretti (Fod) – intervista

Gian Paolo Doretti (Fod) - intervista 1Eccoci a un’intervista un po particolare: scambieremo 4 chiacchere con Gian Paolo Doretti, che per più di 10 anni ha tenuto prima un sito sugli sport da combattimento e bjj (lo storico FightorDie prima, evoluto poi in GrapplerInsider).
Entrambi i suddetti sono stati per lungo tempo l’unica fonte in italiano a cui gli assetati di valetudo italiano potevano abbeversarsi. Gian Paolo tra l’altro e cintura marrone di Brazilian jiu-jitsu e per chi sa il culo che bisogna tirarsi anche solo per avere l azzurra capirà la dedizione alla lotta a terra. Dopo la chiusura di Grappler Insider ha deciso di continuare con un blog personale (chiamato my road to black ) .

Fod e stato battezzato nel 2001 (??) ci dici come hai iniziato, perchè e le difficoltà ?
In realtà, Fight or Die nacque nel 1998, quando finalmente scoprì le potenzialità di internet e soprattutto quando acquisii sufficienti capacità informatiche per costruire un sito in linguaggio html. Ecco, la prima difficoltà fù proprio costruire un sito, cosa affatto facile e scontata in quegl’anni. Non esistevano blog né piattaforme come WordPress o Blogspot…

La mia idea era semplice: usare internet per “informare”, soprattutto ai tradizionalisti, che negli USA era cominciata la febbre dell’UFC ed una famiglia, i Gracie, avevano portato alla ribalta un nuovo metodo di combattimento, un Jiu Jitsu estremamente efficace e metodico che prevaleva su tutti gli altri stili. Insomma, il mio grido somigliava a questo “Svegliatevi!”.

Cominciai così a pubblicare alcuni pensieri a riguardo e cercai di reperire informazioni sia a livello internazionale, proponendo anche interviste, sia a livello nazionale, coinvolgendo persone ed atleti che come me rimasero affascinati dalla brutale leggerezza dello stile proposto dai Gracie. Ce ne sarebbe da raccontare….
Come hai vissuto la nascita e il declino dell’ufc, il cambio di baricentro delle mma dall’usa al giappone e poi il collasso del pride?

L’UFC è stato uno shock e al tempo stesso un fiume nuovo, nato dalle viscere del più intimo desiderio dei cultori delle arti marziali (e dei sistemi di combattimento), ciò quello di sapere quale stile prevaleva in uno scontro con poche regole. L’UFC, a mio modo di vedere – e ricordare – fu esaltante. Vedere stili come Karate, Hapkido, Ninjutsu, Jiu Jitsu, Judo, Muay Thai, Kick-Boxing, Kung Fu fronteggiarsi dentro un ottagono chiuso era eccitante, istruttivo, disarmante e terapeutico. Non c’era spazio per elucubrazioni: in quei momenti la verità era limpida e fruibile. Ho amato le prime edizioni dell’UFC! Così come ho amato il PRIDE e l’intervento Giapponese nella scena. Il Sol Levante offriva una scenografia più ampia e folkloristica e le fight-cards erano grandiose. Eravamo assetati di “realismo marziale” ed il ritorno al ring non mi disturbò affatto. A onor del vero, dopo le prime edizioni dell’UFC, gli USA sperimentarono altri tornei (vedi ad esempio l’Extreme Championship), la Russia fece la sua parte (vedi gli Absolute Fighting Championship) e noi apprendemmo che in Brasile già da diversi anni esistevano macth di vale tudo (vale tutto) e che in terra carioca c’era un torneo che non invidiava nulla all’UFC, il famoso IVC (International Vale Tudo Championship). Il collasso del PRIDE fu fisiologico e aspettato, ma mi scappò più di una lacrima quando chiusero le tende. Anche perché alcuni degli atleti che si cimentarono in Giappone per lungo tempo rimasero in un limbo ed alcuni di essi non si riproposero più.

Quali momenti credi abbiano più segnato le mma nel mondo e in italia?
Beh, l’UFC senza dubbio segnò l’inizio di un nuovo modo di vedere le arti marziali e di praticarle. Grazie anche alle VHS il tutto si rese manifesto.
Parlando di italia come vedi le mma?
Ti rispondo istintivamente, non tentando neppure di mitigare ed abbonire i miei pensieri: siamo all’inizio. E’ dura constatare che dopo tanti anni siamo ad un livello organizzativo embrionale e che le scuole di mma siano ancora poche e molte di queste poco professionali. Ora, non sto qui a spiegarne i motivi.  Molti di voi acquistano riviste nazionali del settore (poche e decisamente sotto-tono anche quelle) per farsi un’idea dei perché e dei motivi per cui le competizioni mma da noi non decollano. Non nascondo la simpatia per coloro che hanno profuso energie in alcuni validi progetti (New Generation Tournament, ad esempio) ed altri rimasti, volutamente ma inspiegabilmente, nell’ombra. I tentativi di mma-light, proposti da alcuni, non mi sono dispiaciuti ma è una formula che dovrebbe essere lavorata con più cura e in cornici diverse…magari con alleanze diverse.

D’altronde, non si può far mangiare una peperonata a chi è abituato al riso in bianco. La versione “light” potrebbe essere un ottimo “ponte” per poi accedere alle regole professionistiche. Credo sia l’unica soluzione o almeno quella più praticabile.
I tuoi fighter / incontri preferiti?
Tanti, davvero troppi. Mi sono esaltato con Royce Gracie, mi sono meravigliato con Ralph e Renzo Gracie. Ho apprezzato Rickson Gracie. Ho stimato Dan Severn, ho adorato Sakuraba, ho ammirato Rumina Sato, sono rimasto incredulo nell’efficacia di Igor Vvovchanchyn, dalla potenza di Mark Kerr, dalla prestanza di Frank Shamrock e dalla brutalità del primo Vanderlei Silva. Apprezzo le capacità di BJ Penn e la straordinaria sintesi di GSP! Ho sempre stimato “Shogun” Rua ed il particolare stile Lyoto Machida. Ma sono sicuro di essermene dimenticato qualcuno….
Torniamo a te, sei una cintura marrone.. quanti anni ci hai messo a raggiungerla? Chi sono i lottatori che preferisci?

La cintura marrone è un riconoscimento dopo tanti anni spesi sul tatami. Ho avuto anche delle pause poichè, agli inizi, di scuole/accademie ce ne erano davvero poche ed alcune erano ubicate lontano dal mio quartiere e con orari improponibili. Dopo una pausa con il Judo e con la Lotta Libera sono tornato al Jiu Jitsu grazie anche alla complicità e all’amicizia con Gianfranco Delli Paoli, cintura nera di raro valore quin in Italia. Per la cronaca, iniziai a praticare Jiu Jitsu (con il kimono) con Roberto Almeida, ragazzone carioca arrivato in Italia dal micidiale Judo e con un Jiu Jitsu che per noi, prima degli anni 2000, era spettacolare.

In quegl’anni, lo sparring era meno morbido e ci si voleva confrontare con tutti. Il risultato fu che ci rompemmo tutti, chi il menisco, chi problemi con la schiena, chi con il collo….ma c’era tanta voglia di imparare ed io, come molti, già eravamo vicini al nostro 30simo compleanno.

I lottatori? Anche qui, la lista è lunga, poiché il Jiu Jitsu nella sua forma competitiva, si è sempre evoluto e quindi la nostra attenzione si focalizzava ora su un’atleta, ora su un altro. Per citarne alcuni: Murilo Bustamante per la grazie e l’efficacia, Royler Gracie per la determinazione e capacità di vincere anche se con un peso al di sotto dei 70kg (!). Poi Jacarè e Garcia, quest’ultimo con una meticolosità tecnico-tattica impressionante, capace di vincere tutti e tutto con naturalezza. Poi oggi c’è Cobrinha, Rafael Mendes e Abreu…ma di certo citando questi non è che vi sorprenderò.

Come vedi l’evoluzione del bjj? e la nascita del “grappling” (in salsa Fila, quindi molto piu lotta, rispetto al No-gi ?)

La domanda è difficile e la risposta dovrebbe essere sufficientemente meditata. Diciamo che per adesso, qui in Italia, possiamo solo ogni tanto sentirne il profumo di questa evoluzione. Forse solo intuire l’evoluzione. La apprendiamo da internet e in alcune occasioni, quando alcuni personaggi vengono nel nostro paese.

Ma ciò che noi definiamo evoluzione forse lo è solo nel campo sportivo, dove le tecniche si sono moltiplicate ed abbondano di efficacia e bellezza. Una involuzione, se ascoltiamo Rickson e le parole degli ultimi anni di Helio Gracie: il Jiu Jitsu ha perso la sua missione, quella di sistema/metodo di difesa personale. Diversi anni fa, era impensabile che io potessi avere la cintura marrone senza essermi confrontato in decine e decine di match, persino in match di vale tudo.

Adoro il grappling. Adoro il fatto che un appassionato di lotta possa togliersi il kimono e sentirsi a suo agio. E’ una sensazione stupenda. Poi, il tutto, si risolve imparando le regole del gioco e adattandosi, appunto, a quelle.

Sono “nato” con Abu Dhabi ma non disdegno affatto la proposta e la realizzazione in campo competitivo della FILA.

E l’evoluzione delle MMA, ring o gabbia?
L’evoluzione, solitamente, tende al conseguimento di risultati. Quali, in termini di mma? La risposta a tale domanda potrebbe suggerirci la prossima “evoluzione”. Io credo che si tratterà più di come far “digerire” tali competizioni, stando ben accorti al luogo ove verranno proposte. Negli USA hanno trovato una formula ma in Europa non sono tutti concordi con quella strategia…

La vera evoluzione, secondo me, è nella rivoluzione…dei metodi di concepire e di allenare le tecniche “marziali”.
Come mai i figter che combattono in Giappone hanno una transizione cosi difficile in USA?

Credo per molteplici motivi. Strutturali e sociali. Strutturale poiché molte competizioni in Giappone si svolgono nel ring e di fatto è una piattaforma assai diversa rispetto all’ottagono. Basta osservare i match per rendersene conto. Così come un più esplicito uso delle ginocchiate e delle gomitate a cui molti fighter nipponici non sono avvezzi.

Sociale poiché la cultura Giapponese tende – semplicisticamente parlando – ad amplificare le proprie capacità, esaltandole e tinteggiandole di forti colori. Basta ricordare la deludente ed incomprensibile prestazione di Aoki allo Strikeforce. Spocchioso e deciso in Giappone, timido e poco risoluto negli USA. Naturalmente, sto generalizzando.

Cosa pensi  delle pride rules, delle unified rules, o quelle del bellator o del shooto (nota: pride permetteva stomp e soccer kick ma non gomitate in gnp, la unified/ufc si gomitate no stomp, bellator no stomp/ no gomitate in gnp, shooto no gnp ) .

Che sono regole. Alcune servono a tutelare gli atleti, altre a tutelare gli interessi personali. Oramai defunta la vera missione per cui nacquero le competizioni di arti marziali miste, è giusto, a mio modo di vedere, tutelare anche gli atleti. E’ un buon compromesso per chi vuole fighters & money.

Sembra che stia arrivando il cambio generazionale e le vecchie glorie stanno uscendo un po di scena (anche se vendono cara la pelle) cosa ne pensi dei “nuovi?”

Il cambio generazionale è avvenuto già da parecchio tempo. Basta guardare il programma Ultimate Fighter per vedere come si siano evoluti i sistemi di allenamento. Un fighter di oggi possiede una capacità di mixare le tecniche più marcata ed evidente rispetto alle “vecchie glorie”. Non si può parlare dei nuovi se non apprezziamo come le vecchie glorie hanno calcato i tappeti negli anni ’90.

Fedor, semidivinità oppure oculata selezione degli incontri??
Fedor è un eccellente atleta, un ottimo Samboka e, così sembra, piuttosto intelligente nel gestire la sua integrità psichica e fisica. Sintesi di potenza, dinamicità, efficacia e dannata semplicità!

Certo, chi di noi non lo vorrebbe vedere con più assiduità affrontare i top nella sua categoria? Vorremmo tutti constatare se è davvero una macchina o se ha dei punti deboli. Probabile che Fedor lo sappia e sa’ che non si può essere al top per sempre, soprattutto in uno sport così….aggressivo ed usurante.
domanda da un milione di euro. immagino che negli anni le visite sono salite e che negli ultimi mesi stavano sbragando (vedo sempre piu gente interessate nelle mma) e poi la decisione di chiudere. come mai?

La risposta è sincera e semplice: mi ero stancato. Quasi quasi paragono la mia uscita con quella – molto più affascinante – di Forrest Gump quando, dopo aver corso per anni per gli Stati Uniti, ad un certo punto si ferma ed annuncia “Sono un postanchino. Credo che tornerò a casa ora”.
L’esperienza è stata magica e mi ha dato molto…..ma ho anche speso molto, in termini di energia. E’ una legge universale alla quale tutti, nessuno escluso, deve sottostare.

Si d’accordo, in quei giorni ho ricevuto davvero tanti attacchi informatici…ma per me sono stati il pretesto per finire un’avventura in modo naturale e fisiologico. Volevo riappropriarmi del mio tempo, per intero, conciliano impegni personali ed una ritrovata gioia nell’allenamento e nella pratica del Jiu Jitsu.

parlaci di youfight, il seguito ideale del tuo progetto anche se non lo segui te
Posso dirvi poco, poiché anche io non so’ come verrà sviluppata tale idea. So chi c’è dietro e so che è una persona piena di entusiasmo. Youfight avrà proprie gambe….io ancora sto recuperando da una operazione al menisco…ahahahah
a noi “nuova generazione” (anche se sono un vecchio, dietro lo schermo nessuno lo sa :-) di blogger di MMA, che consigli ci dai? tanto dal lato umano che da quello tecnico?

Di respirare, ogni tanto. Spesso, in apnea si scrivono articoli da dimenticare o si propongono news condite con poche spezie. A mio modo di vedere (oggi) preferirei leggere un articolo dove si possa conoscere un poco anche chi lo ha scritto. Una fredda cronaca è da forum…vorrei invece respirare l’adrenalina anche di chi scrive, di colui che è in trincea.
vuoi salutare i lettori di Fod da grappling italia? messaggio alla nazione?

Quale onore! Davvero, mi sembra troppo salutare la nazione. Ho ricevuto saluti ed affetto da parte di molti. Mi hanno ringraziato per il lavoro svolto in questi anni. Vi dico che per me non è stato un lavoro. La forza motrice è stata la passione e quella idea di portare novità con una certa dose di professionalità e simpatia. Ma ciò non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei collaboratori che in tutti quegli anni si sono succeduti ed anche grazie alla disponibilità di molti personaggi/atleti che hanno reso possibile la condivisione delle news. Diciamo così: io ho offerto un servizio a voi, ma voi lo avete restituito amplificato di cento volte. Quindi, chi dovrebbe ringraziare chi?

un bel bocca in lupo a noi nuovi ce lo fai?

Sicuro. Durante le mie escursioni sul net, seguo sempre tutti i siti che parlano di mma e quindi seguo anche voi. Vi auguro di continuare nelle vostre idee, di sentire ed ascoltare le vostre aspirazioni, vi auguro di non cedere di fronte alle avversità e vi auguro di imparare da esse. Vi ho augurato, quindi, il meglio.

Un saluto a tutti voi
Gian Paolo Doretti

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