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UFC 272 ci ha dimostrato (ancora una volta) che il Wrestling è la chiave

UFC 272 è stato un evento molto piacevole nonostante mancasse “la ciliegina” di un match titolato: nella main card due finalizzazioni e cinque match tutti godibili.. quasi tutti legati da un filo comune, il Wrestling!

La lotta ha letteralmente rubato la scena in questo evento, e ha dimostrato ancora una volta quanto sia importante conoscerla MOLTO bene per poter competere ai massimi livelli nelle Mixed Martial Arts. Abbiamo toccato varie volte questo tema su Grappling-Italia e siamo sempre fermamente convinti del fatto che essere lacunosi sotto questo aspetto, negli anni 2020, è fatto molto grave e che può presentare il conto ad un fighter nel corso della sua carriera.

La prima dimostrazione vincente di wrestling nella main card di UFC 272 ce l’ha mostrata Sergey Spivak, che ha portato a terra piuttosto agilmente Greg Hardy – notoriamente non troppo preparato su questo fronte – per 3 volte. Una volta spostato definitivamente l’incontro a terra, Spivak ha sfruttato il suo grappling per salire in full mount e annientare l’avversario.

Da notare la bellissima half-nelson con cui Spivak schiena Hardy prima della sequenza finale.

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Nel secondo incontro non vince il wrestling, ma la lotta gioca comunque un ruolo importante nell’andamento del confronto: Alex Oliveira lo sfrutta per vincere il primo round sul cartellino di tutti e 3 i giudici (10-9 x3) contro Kevin Holland. Si tratta di 2 takedown completati su 3 tentativi.

Nella ripresa seguente sarà però Holland a risolvere la contesa con lo striking.

Terzo incontro: quasi una masterclass! Bryce Mitchell presenta quello che è potenzialmente il mix perfetto nelle MMA di oggi: wrestling di efficacia 100% unito a ground & pound costante e preciso. Mitchell mette, nel corso del match, 4 takedown (in particolare double leg) con un timing superbo e che gli permettono poi di controllare a terra Edson Barboza per ben 11 minuti e 28 secondi con il BJJ. E’ una cifra allucinante, considerando che il match durava un quarto d’ora!

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Nel co-main event pure Rafael dos Anjos sceglie il wrestling come soluzione primaria per contrastare il longilineo Moicano. RDA tenta 15 proiezioni e trova il successo con 5 di esse: i takedown portano poi a 13 minuti e 22 secondi di controllo (più del 50% del tempo totale dell’incontro) e un ammontare di 58 colpi significativi a terra su un provatissimo Moicano. 

Anche dos Anjos ha puntato soprattutto sui double leg (soprattutto in campo aperto, non a parete), ma ha portato anche un ottimo single leg portato a termine con l’aiuto del braccio posto sopra la spalla dell’avversario, per migliorare lo sbilanciamento. A metà con un ankle pick, diciamo.

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Nell’incontro più atteso Colby Covington si dimostra ancora una volta uno dei migliori esempi di wrestling adattato alle Arti Marziali Miste: nonostante Masvidal sapesse esattamente cosa Colby avrebbe portato sul tavolo da mesi e mesi, il Cuban Jesus non è riuscito ad evitarlo in alcun modo.

“Chaos” ha fatto pure meglio di dos Anjos nel match precedente, concludendo con successo 6 takedown su 15 tentativi e controllando “Gamebred” per 16 minuti e 14 secondi. Al contrario di RDA, Covington ama attaccare le proiezioni sfruttando la parete della gabbia. Da evidenziare anche la capacità pazzesca di Colby di vincere praticamente ogni scramble (si videro belle cose anche nel secondo match con Usman). 

Covington passa spesso dal double leg al body lock, per poi mettere un gancio con la gamba e portare un gran quantità di colpi – anche sporchi, ma che “fanno punti” – grazie al suo cardio infinito. Molto furbo anche l’uso delle Cranks, le torsioni sul collo: da vero wrestler quasi puro, Covington non cerca quasi mai di finalizzare l’avversario con tecniche di BJJ/Grappling ma utilizza le Cranks per migliorare la propria posizione e stabilizzarsi.

In questa sequenza si vede perfettamente: crank per schierare Masvidal e ottenere la full mount per scaricare colpi.

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Jack Botinha

Jack Botinha

Rocker, cintura viola di BJJ, a volte anche persona normale.

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