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Intervista con la judoka olimpica Maria Centracchio

A due settimane dall’inizio delle Olimpiadi di Tokyo siamo riusciti ad avere con noi Maria Centracchio, judoka italiana qualificata nella categoria -63 kg, che gareggerà il 27 luglio individualmente e il 31 luglio nella gara a squadre mista, novità di queste Olimpiadi.

Dal 13 luglio parte il silenzio olimpico per i nostri atleti.

CARRIERA E PALMARES

Maria, atleta molisana classe 1994, ha iniziato nell'”Asd Champion Sport Team” e dal 2015 fa parte del gruppo sportivo militare delle Fiamme Oro.

Ha conquistato nei -63 kg nel 2019 il bronzo ai Giochi Europei a Minsk e l’oro al Grand Prix di Tel Aviv, nel 2018 l’argento al Grand Prix di Tashkent e il bronzo all’European Open di Glasgow, nei 57 kg nel 2015 ha vinto l’African Open a Casabanca, nel 2014 bronzo ai Campionati Europei a Wroclaw e l’argento ai Campionati Europei Giovanili a Bucarest, oltre a diversi podi nelle European Cup e diversi titoli nazionali cadetti, junior, U23 e senior.

INTERVISTA

Ciao Maria, benvenuta a Grappling Italia e complimenti per il tuo ricco palmares.
Ti ringrazio in modo particolare per aver accettato subito il nostro invito a pochi giorni dalle Olimpiadi.
Ormai manca davvero poco per Tokyo, come ti senti? 
MC: Innanzitutto grazie a te per l’interessamento. Si, manca veramente poco e al momento sono semplicemente felice e determinata a vivermi questa esperienza in pieno, dando sempre il massimo.

Come stai vivendo questo periodo?
MC: In questo periodo mi sto concentrando in pieno sull’allenamento, senza pensare troppo oltre, consapevole che ogni aspetto curato  in questi giorni è importante.

Per la categoria -63 kg sinceramente avrei pensato ad Edwige Gwend, judoka formidabile che ha gareggiato alle Olimpiadi nel 2012 e nel 2016, e invece ti sei qualificata tu, te l’aspettavi? C’è stata una gara in particolare che ti ha dato consapevolezza della possibilità di puntare alle Olimpiadi?
MC: Non c’è stata nessuna gara in particolare, nel 2017 ho deciso di cambiare categoria semplicemente perché era la cosa migliore per il mio judo e la mia salute, a prescindere dal fatto che la categoria fosse già occupata. Ho iniziato il 2017 con l’obiettivo di qualificarmi, per questo mi sono messa in gioco partendo dalle european cup, passando per le open, fino ad accedere ai grand prix a pagamento. La presenza di Edwige (tra l’altro mia grande amica) è stata uno stimolo a fare sempre meglio e a lavorare duro per arrivare ai suoi livelli; in questi anni ci siamo supportate e aiutate a vicenda e mi ritengo onorata e fortunata per questo.

Cosa hai pensato quando hai saputo che ti eri qualificata?
MC: Ho provato un grande sollievo e una grande gioia allo stesso tempo. Mi sono sentita ripagata per tutti i sacrifici che ho fatto e gli ostacoli che ho superato.

Secondo te qual’è il tuo punto di forza che ti ha consentito di arrivare fino a Tokyo?
MC: Il mio punto di forza è sicuramente la determinazione e il non arrendermi mai.

Che clima c’è nella squadra nazionale di judo?
MC: Siamo una squadra molto unita, abbiamo passato un ultimo anno molto complicato e affrontarlo insieme ci ha reso ancora più coesi.

Come hai iniziato judo? So che vieni da una tradizione familiare di judoka.
MC: Ho iniziato a fare judo per gioco: nonostante all’inizio fossi restia proprio perché già lo praticava tutto il resto della famiglia, un giorno ho deciso di provare e da lì non sono più scesa dal tatami.

Come hai vissuto il fatto di avere tuo papà come allenatore?
MC: Avere mio padre come allenatore ha sempre avuto degli aspetti positivi così come negativi. Se da un lato è sempre stato il mio punto di riferimento più importante e la persona che ha sempre creduto nelle mie possibilità, da un lato non è sempre facile gestire un carattere come il suo.

Entrare nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro ti è cambiato qualcosa? Ci vuoi raccontare una giornata tipo di una judoka professionista?
MC: Entrare nelle Fiamme Oro mi ha permesso di lavorare con dei professionisti, che soprattutto nell’ultimo periodo mi hanno sostenuto in pieno in questo percorso.
La giornata tipo prevede allenamento due volte al giorno, curando sia la parte tecnica che la parte fisica.

Hai un/una judoka preferito/a?
MC: Il mio judoka preferito è mio fratello Luigi.

Hai qualche rito scaramantico?
MC: Porto sempre con me degli amuleti e li tocco prima di andare a combattere.

Qual’è la tua tecnica preferita?
MC: Non ce n’è una in particolare

Il calo peso è un problema con cui devi convivere?
MC: Adesso per fortuna no: cambiando categoria, non con poca fatica, sono riuscita a stabilizzarmi su un peso che mi consente di allenarmi e gareggiare sempre nelle stesse condizioni.

Cosa vorresti consigliare ai giovani judoka che sognano di poter gareggiare alle Olimpiadi?
MC: A tutti i judoka che sognano le Olimpiadi consiglio vivamente di continuare a lavorare duro ed impegnarsi, perché con l’impegno e i sacrifici giusti si può arrivare lontano.

C’è qualcosa che vuoi dire ai nostri lettori?
MC: Ringrazio i lettori per l’attenzione e li invito a tifare per la squadra italiana a Tokyo

Con questo concludiamo l’intervista e, incrociando le dita, facciamo un grosso in bocca al lupo a te e a tutta la squadra nazionale di judo per questo appuntamento davvero importante. Noi seguiremo tutti gli incontri dei nostri azzurri. Se vorrai ti aspetteremo dopo per raccontarci questa prima tua avventura olimpica.

Giada Chioso

Giada Chioso

Atleta agonista di judo, grappling (-gi e no-gi) con partecipazioni a gare internazionali anche di sambo, kurash e sumo. Insegnante tecnico di judo FIJLKAM. Laureata in scienze motorie e alla magistrale in scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate con esperienza nella rieducazione motoria.

Articoli: 220

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