Andrea “Mezzokilo” Verdemare si infortuna all’europeo.

Andrea “Mezzokilo” Verdemare, fondato della Cyclone è uno dei lottatori che più ha girato il mondo per combattere. Al’europeo di qualche giorno fa si è infortunato pesantemente, e l’organizzazione sembra non aver fatto nulla. Copio incollo il suo sfogo su Facebook, e spero di avere altre informazioni
Sono ormai molti anni che combatto nei maggiori campionati della IBJJF, e in ogni gara che ne uscissi vincitore o che ne uscissi sconfitto, ho imparato qualcosa…quest’anno non fa eccezione.
 
Ogni anno la gente si prepara meglio per vincere…come è noto molti fanno uso di sostanze considerate dopanti…ogni volta tutti sono disposti a fare quel passo in più che fa la differenza tra il primo e il secondo classificato. Tutto in nome della passione…passione non ripagata da nulla…perché paghiamo una media di 80 euro per non ricevere nulla in cambio…non un premio, non un servizio.
 
Nel 2004 Ronaldo “Jacarè” Souza si ruppe un braccio nella finale degli assoluti cintura nera…vince infiammando la folla ed ancora oggi tutti i praticanti di jiu jitsu parlano di quell’evento, ma dal punto di vista sbagliato.
 
Quell’evento, a detta sua, fece maturare in lui la decisione di non lottare più nei campionati IBJJF: un campione mondiale assoluto rimase senza soldi per tornare a casa, la federazione non gli fece nemmeno una chiamata, non un supporto economico per le cure…NULLA. Oggi qualsiasi praticante di jiu jitsu parla di quella lotta come un evento leggendario non guardando però oltre l’agonismo.
 
 Il 29 gennaio, in nome di questa passione che ci infiamma, dopo tanti sacrifici salgo sul tatami di gara. Nel mezzo della lotta il mio avversario incastra una kimura, riesco a difenderla, lui repentino la trasforma in un armlock. Difendo anche quello ruotando il gomito, sento che il braccio viene spinto verso un omoplata, ma nel mezzo della transizione…CRACK…un calore pervade il braccio ce crolla al suolo senza più controllo, mi giro dall’altro lato per non vederlo…urlo.
 
Mi portano in infermeria, mi tengo il braccio mentre mi fanno domande…mi dicono che è rotto…una frattura scomposta…devo andare in ospedale e operarmi. Accanto a me ci sono i miei amici Simone e Alberto che discutono con infermieri e responsabili della federazione. Sento i toni scaldarsi, cerco di concentrarmi per capire che succede.
 
“…l’ambulanza da qui esce solo in caso di vita o morte, altrimenti dovremmo fermare l’evento, chiamate un taxi” dice una voce in portoghese. ” ma è una frattura scomposta e la state steccando con i cartoni delle merendine, in macchina non può andare, se prendiamo una buca rischiamo che l’osso perfori muscoli o peggio ancora tendini…” urla Alberto.
“…sicurezza allontanate quest’uomo…per colpa sua non ti daremo nemmeno i cartoni per fermare il braccio…uscirai solo con la garza”. Un’altra voce portoghese dice “chiamategli un taxi e paghiamolo noi così si levano dalle scatole”.
 
Esco di li tenendomi il braccio, ogni passo è come se qualcuno cercasse di strapparmi via il bicipite dal braccio, uno dei dolori più intensi che ho mai provato. Chiediamo in giro il numero dell’ambulanza visto che loro non hanno voluto darcela. La custode del palazzetto si offre di portarmi lei…quando finalmente rispondono. Esco fuori, bianco cadaverico, non so descrivere il dolore…fermo in piedi sento in lontananza il rumore della sirena dell’ambulanza. Mai come in quel momento quel suono mi ha rassicurato di più.
 
Oggi sono a Roma nell’ospedale San Filippo Neri, venerdì verrò operato e mentre sono immobilizzato rifletto: io ho pagato 35 dollari di affiliazione come atleta, 82 euro di iscrizione alla gara eppure ho la netta impressione che non vedrò rimborsati nemmeno i 20 euro dell’ambulanza. Penso che noi cinture nere per la federazione siamo bestie da circo buone solo a fare spettacolo per far crescere la passione nelle cinture inferiori al fine di farle iscrivere al prossimo evento gonfiando così i portafogli degli unici veri vincitori. Non importa se ci spacchiamo, se assumiamo sostanze vietate a rischio di compromettere per sempre la nostra salute l’importante è fare spettacolo, non serve che lo sport sia pulito e ben organizzato a tutela degli atleti e non serve nemmeno premiarli tanto c’è la passione. D’altro canto abbiamo volontariamente firmato uno scarico completo delle responsabilità, perciò è solo colpa nostra…quindi possiamo, una volta rotti essere lasciati a noi stessi.
 
Non so se tornerò a fare gare, tuttavia spero di poter rivestire presto il kimono e ricominciare a fare quello che amo fare, spero altresì che questa mia esperienza possa essere d’aiuto a chi ama questo sport.”

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