Intervista a Luca Anacoreta prima del Polaris Squads

E’ passato davvero tantissimo tempo dall’ultima volta che abbiamo intervistato Luca Anacoreta qui su Grappling-Italia. Quale occasione migliore per contattarlo, se non la sua imminente partecipazione al Polaris Squads? Ricordiamo che Luca farà parte del Team Europe insieme ad atleti eccezionali come Tommy Langaker e Adam Wardzinski e che l’evento si terrà il 7 Novembre e sarà visibile su UFC Fight Pass!

(un ringraziamento speciale a Luca per la gentilezza e la disponibilità. Foto di copertina di Simona Ciaccia)

  • Quando sei stato contattato per la convocazione al Polaris Squads?

Mi ha contattato su Facebook Gareth, uno dei soci del marchio Tatami e co-proprietario del Polaris, il 13 Ottobre. Il problema è che ho risposto soltanto il 20 Ottobre dopo aver ricevuto una mail, dunque una settimana dopo rispetto a quando in realtà volevano contattarmi. Da lì ho subito accettato, anche se si tratta di una partecipazione con poco preavviso: io avevo già ricominciato ad allenarmi nonostante alcuni acciacchi.

  •  Volevo proprio chiederti questo. Se non erro arrivi da qualche infortunio nei mesi precedenti, corretto?

In realtà dovevo andare sotto i ferri un’altra volta, stavolta per sistemare l’altro ginocchio. Il primo l’ho operato a Giugno, per quanto riguarda il secondo io e l’ortopedico stavamo aspettando qualche settimana per fare valutazioni ed eventualmente operarlo a Novembre. Tuttavia mi sto allenando, usando anche le ginocchiere, e il ginocchio non si è più gonfiato e finora non mi sta dando problemi. Ho anche qualche altro acciacco ma nulla che richieda operazioni.

Sinceramente se ci fosse stata una gara IBJJF o UIJJ non l’avrei fatta, ma questa è una grande opportunità che non potevo lasciarmi sfuggire. Bisogna anche ricordare che ho 31 anni, non ne ho più 20.

  • Hai partecipato al Polaris nel 2015, peraltro vincendo. Cosa ricordi di quella prima esperienza nella promotion?

A livello di organizzazione ho visto qualcosa di molto professionale. Non a caso si chiama Polaris Professional Jiu Jitsu Invitational e infatti ho ricevuto un trattamento da vero professionista: cosa che in Italia ormai si vede solo nella UIJJ, se sei nelle cinture nere. Nelle altre cinture vieni senza dubbio trattato bene ma non come se fossi un pro vero e proprio.

Per dire, anche nelle MMA ho visto eventi in cui gli atleti vengono trattati praticamente come numeri. Invece il Polaris è molto avanti da questo punto di vista.

  • Come sta andando l’allenamento? Immagino non sia facile preparare una gara con la questione Covid-19 di mezzo, soprattutto dopo i vari DPCM e provvedimenti federali.

Data la situazione che stiamo vivendo sto facendo ovviamente tanta preparazione fisica e mi sto prendendo cura di me stesso da vero professionista: considera che dovendo insegnare e seguire i miei allievi ho sempre avuto poco tempo a disposizione per me, invece in questo momento sto finalmente dedicando tanto tempo a me stesso per la prima volta in 15 anni.

Un pensiero sulla questione sparring/tesseramento FIGMMA: dico solo che a me sembra un tentativo di portare acqua al proprio mulino, le federazioni e gli organi dei nostri sport dovrebbero cercare di collaborare piuttosto che provare a trarre propri benefici da questa brutta situazione. Sottolineo che dico ciò nonostante io sia in ottimi rapporti con Saverio Longo e Vito Paolillo della FIGMMA.

  • Hai già dato uno sguardo al regolamento del Polaris Squads?

Sì. Diciamo che non è chiarissimo, infatti ho voluto anche farlo tradurre ad alcuni miei allievi per sicurezza. All’inizio credevo di dover lottare solo con gli avversari -95 kg, in realtà non è così: siamo 8 persone contro 8 e deciderà il nostro capitano (Langaker) chi fare lottare per primo. Poi chi vince resta. Si può vincere solo finalizzando e se nessuno dei due atleti che stanno lottando finalizza vengono entrambi eliminati.

  • Senti una certa responsabilità nel dover portare in alto il tricolore in una competizione del genere, nonostante l’attuale periodaccio nel nostro paese?

In verità questo senso di responsabilità l’ho sempre avuto. Anche quando sono andato agli Europei, ai Mondiali o al Mondiale Master. Ci sono i pro e i contro di essere “pompato” da tutta Italia: se vinci e fai bene sei un grande, se perdi fai schifo e non vali niente. E’ una responsabilità a cui ormai sono abituato ma che paradossalmente sento di più quando lotto in Italia: se non vado bene al Polaris potrei essere giustificato poiché sono in mezzo ad alcuni mostri dello sport e il livello è altissimo, mentre se non vado bene in una gara in Italia potrei essere mal giudicato perchè si pensa che qui il livello sia meno alto, cosa non per forza vera. Per questo motivo sono meno teso per un Polaris che per un Italian Open.

  • Sei molto amato dai lettori di Grappling-Italia, vuoi lasciare loro un messaggio?

Sono contento che nonostante passino gli anni ho ancora tanti sostenitori che mi supportano nonostante siano arrivati sulla scena tanti nuovi lottatori. Sai come funziona nello sport: fai tanto per essere ricordato ma poi dura tutto pochissimo. Ci vuole poco per far sì che la gente si dimentichi di te.

Dunque ringrazio tutti quelli che mi supportano e credono in me perchè ho 31 anni ma non è ancora il momento di lasciare, anzi: secondo me da qui ai 35 anni posso ancora dare tanto. 

07NovAll DayPolaris Squads IICon Luca Anacoreta

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