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Questa sera (19 novembre 2020 NDR) dalle 22.15 sul canale YouTube di Bellator verrà trasmesso l’evento numero 253 della promotion di Scott Coker, Caldwell e McKee valido per un posto nella finale del World GP Pesi Piuma.
Nel terzo match dei preliminary vedremo invece ad entrare in gabbia per un match nei Piuma contro il neozelandese Jay Jay Wilson l’oriundo Sergio De Bari. Di famiglia pugliese trapiantata nel New Jersey Sergio parla italiano ed è molto legato alla sua terra d’origine nella quale passava le vacanze da piccolo. Ex wrestler a livello High School si è poi dato al BJJ di cui è cintura nera I° grado della Silver Fox BJJ di Karel Pravec, allievo di Renzo Gracie e campione del mondo NAGA. Ha un record di 6-0-1 da dilettante (con la conquista del titolo Dead Serious MMA) e di 5-1 da pro. Arriva da 4 successi consecutivi e può vantare 1 Ko e 2 finalizzazioni da pro. La sua unica sconfitta è stata ai punti nel 2015 col futuro campione Legacy, XCC e Shogun Fights nonché fighter PFL Robert Watley. Arriva da Cage Fury FC, una delle principali promotion locali americane, nella quale si sono formati molti fighters passati poi a UFC e Bellator. Il suo avversario invece, il neozelandese Jay Jay Wilson, è 6-0 da pro e 5-0 in Bellator. 3 successi li ha portati a casa per finalizzazione (è cintura marrone di BJJ) ed 1 per Ko. Arriva da una split decision contro Ty-wan Claxton.
Abbiamo contattato Sergio prima del weigh-in e ne è uscita una lunga chiacchierata che è quasi un reportage sul mondo delle “minors”, le promotions locali degli USA, e delle difficoltà (non solo tecniche) che devono superare gli atleti americani che vogliono emergere.
CIAO SERGIO E INTANTO COMPLIMENTI PER QUESTO PRIMO TRAGUARDO, IL POTER COMBATTERE IN UNA TOP PROMOTION MONDIALE. PER RENDERE MEGLIO L’IDEA AI LETTORI BASTI DIRE CHE NELLA TUA CATEGORIA, I PIUMA, SOLO NEGLI USA RISULTANO IN ATTIVITÀ OLTRE MILLE ATLETI PRO, ESCLUSI QUELLI SOTTO CONTRATTO CON DELLE TOP PROMOTION. CHE COSA CI PUOI DIRE SUL MATCH DI QUESTA SERA?
“Grazie a voi per l’intervista perché ci tenevo molto a farmi conoscere ai fans italiani.
Del mio avversario so che è giovane, ha 23 anni, e che anche lui fa BJJ, è una Marrone ma viene da una palestra di alto livello. È aggressivo, gli piace attaccare come a me del resto. Credo nel complesso di essere meglio nello striking ma anche nel wrestling come pure nel BJJ ma non tanto peer la diversa cintura, quello non conta. So che cosa fa lui e cosa faccio io e non è possibile che sia meglio dei miei compagni. Detto questo, ho imparato tante volte una butta lezione, sia nel wrestling sia nelle MMA e nel BJJ. Quando pensavo di aver già vinto ho invece avuto le mie prestazioni peggiori e quindi ora non ci penso più”.
CI RACCONTI COME SEI ARRIVATO FINO A BELLATOR?
“Dopo un percorso molto lungo e tortuoso. Da piccolo come tanti bambini ero appassionato dei film di Bruce Lee, Van Damme e Rocky. Vivendo in una famiglia italiana però in TV si guardava sempre il calcio. Un giorno ho detto a mio padre che volevo diventare un calciatore. Pensavo di farlo felice ed invece lui, con mia grande sorpresa, mi ha guardato e mi ha risposto “no, tu sei nato per combattere”. Da bambino ho praticato taekwondo per qualche anno ma poi mi sono un po’ stancato ed inoltre costava molto quindi. A 14 anni sono andato all’high school e, per mia comodità, come lingua straniera ho scelto l’italiano. Il primo giorno mi si è seduto di fianco il capitano squadra di wrestling che sapevo che ero italiano e voleva copiare da me. Conoscendoci mi ha invitato ad andare a provare un allenamento con loro. Io ero perplesso perché all’epoca ero davvero molto magro e poi per me il wrestling erano gli show della WWE. Lui mi ha spiegato cos’era in realtà e mi ha convinto ad andare a provare. Ci sono andato e dopo il primo allenamento ho deciso di unirmi a loro. Ho cominciato a gareggiare al secondo anno mentre i buoni risultati li ho raggiunti all’ultimo anno. Buoni ma non abbastanza per avere una borsa di studio come atleta in un buon college. Ho dovuto quindi smettere e sono rimasto a fare l’allenatore nella mia scuola mentre intanto iniziavo a lavorare. Dentro di me però continuavo ad aver voglia di lottare. È stato allora che un mio amico mi ha proposto di andare con lui a fare grappling, spiegandomi che era sempre un tipo di lotta “ma un po’ diverso”. In effetti all’inizio ero un po’ disorientato perché io mi ero sempre allenato per non finire mai schiena a terra mentre nel grappling e BJJ si lavora molto spalle al tappeto. Comunque mi sono adattato in fretta e sono rimasto affascinato da due cose. La prima è la complessità tecnica della lotta a terra, gli infiniti modi di sottomettere gli avversari. Se prima tutto finiva quando schienavo chi avevo di fronte adesso quello era solo l’inizio della nuova fase. La seconda cosa che mi ha cambiato profondamente è stato quando un altro amico mi ha portato a provare il BJJ alla Silver Fox.
Vedere Karel Pravec prima spiegare e poi lottare mi ha molto impressionato. Come insegnante spiegava benissimo e ti faceva capire ogni minimo dettaglio. Quando ha iniziato a lottare invece ho notato subito che, nonostante fosse un uomo piuttosto gracile, riusciva a battere gente molto più grossa di lui. In quel periodo, era il 2004 circa, ho iniziato anche a guardare UFC in TV e vedevo che i wrestler avevano molto successo nelle MMA, al che mi sono detto “se possono farlo loro posso farlo anch’io”. Mi sono quindi concentrato più sul NO GI negli allenamenti, iniziando anche a gareggiare, perché era più funzionale per debuttare nelle MMA. Ho esordito da dilettante nel 2012 ed ho ottenuto 6 vittorie ed 1 pari in soli 2 anni vincendo anche il titolo nella promotion dove combattevo, la Dead Serious. A quel punto ha cominciato a diventare difficile trovare degli avversari, questo anche perché nel mentre ero diventato Marrone di BJJ e allora le regole dilettanti, che qui cambiano da stato a stato, nel New jersey vietavano i pugni al volto nelle fasi a terra e questo avvantaggiava i grappler come me. Parlando coi miei coach ho così deciso di passare pro e, giusto 6 anni fa questa settimana, ho esordito vincendo il mio primo match. Nel successivo ho invece subito quella che ad oggi resta la mia unica sconfitta. Affrontavo Robert Watley, futuro fighter PFL nonché poi campione Legacy, XCC e Shogun Fights. Aveva più match di me da pro ed è anche arrivato al match sopra il limite di peso di 5 libbre. Ho accettato lo stesso il match e ho perso ai punti”.
GUARDANDO IL TUO SCORE SI NOTA CHE HAI COMBATTUTO DA PRO IN MEDIA UNA VOLTA L’ANNO, COME MAI?
“A parte quest’anno, in cui tutti abbiamo sofferto i danni della pandemia, ho dovuto rinunciare a diversi match per infortunio o per problemi dei miei avversari. Anche in Bellator avrei potuto esordire molto tempo fa, ero già stato chiamato più volte ma non abbiamo mai potuto accettare. La prima volta che mi hanno contattato ero infortunato, la seconda avevo già firmato per un match in Cage Fury e la promotion non mi rilasciava senza pagare una penale. L’ultima vola invece è stata la primavera scorsa ma non potevo allenarmi causa COVID. Questa volta finalmente è andato tutto bene ed oggi sono qui”.
NELLE ULTIME SETTIMANE, DOPO IL TRITTICO MILANESE DI BELLATOR ED I POCHI RISULTATI RACCOLTI DAI NOSTRI FIGHTERS, IN MOLTI HANNO SOSTENUTO LA TESI CHE CHI VUOLE FARE VERAMENTE IL FIGHTER PROFESSIONISTA DEVE ANDARE A VIVERE NEGLI USA. TU COSA NE PENSI?
“Posso solo raccontarti la mia esperienza e dirti che fare il fighter a tempo pieno in America è molto difficile perché non si guadagna abbastanza per poter fare solo questo. Io ad esempio lavoro come falegname in una ditta per 40 ore a settimana, il venerdì sera insegno BJJ e poi mi alleno da 2 a 4 ore 6 volte a settimana alternando sessioni di BJJ, muay thai e preparazione atletica oltre a degli sparring specifici. Mi alleno anche il sabato e la domenica perché non essendo giorni di lavoro riesco a spingere di più. L’unico mio giorno di “riposo” è il giovedì nel senso che finito il lavoro vado a casa invece che in palestra. Questa è la norma per i fighters americani che combattono nelle promotion regionali. Per avere delle buone borse devi combattere in una top promotion e non certo in apertura di under card. Per darti un’idea per il mio match d’esordio da pro ho preso 500 dollari di borsa più 250 di bonus vittoria. Di solito si viaggia intorno ai mille più bonus. Al massimo per un match puoi arrivare a 3/4000 dollari più bonus ma solo nelle organizzazioni più serie e devi essere il campione e magari un ex UFC o Bellator che fa da richiamo. Oltre a questo per metterti in card spesso ti chiedono di vendergli i biglietti anche se di solito ti lasciano il 20% e quindi se sei bravo puoi arrotondare la borsa.
Tutto questo a fronte dell’elevato costo della vita negli States. Ad esempio io vivo nel New Jersey dove i costi non sono quelli di Manhattan ma neanche quelli del MidWest. Qui un appartamento a meno di mille dollari al mese non riesci a trovarlo. Poi ovviamente ci sono bollette, trasporti, assicurazione sanitaria (che per fortuna a me viene pagata dal datore di lavoro) e cibo. In America comprare generi alimentari di qualità adeguata a un fighter pro costa più che andare in un fast food ma non poso mangiare quella roba. Per fortuna ho trovato uno sponsor che mi fa avere tutti gli alimentari che mi servono ma finisce li. A tutto questo devi aggiungere anche i costi della preparazione. Io ad esempio vado in 2 palestre, la Silver Fox per BJJ ed MMA, e la North Jersey muay thai per la thai boxe e pago ognuna circa 150 dollari al mese. E meno male che il mio preparatore atletico è un amico se no dovrei pagare anche le due sessioni a settimana che faccio con lui.
Non dimentichiamoci inoltre che, se ne hai uno, devi anche lasciare una percentuale sulla borsa al tuo manager e la stessa cosa vale per chi si allena nei team più grossi che, se è vero che hanno tutto in una sola struttura, di contro sono ancora più costosi. Infine faccio presente che le cifre che ho detto sono lorde perché a fine anno la promotion invia la lista dei pagamenti all’ufficio imposte che ti manderà le tasse da pagare. Io per fortuna essendo professionista posso scaricare tutte le spese per la preparazione di cui ho appena parlato e vado a pari ma questo allo stesso tempo rende bene l’idea di quanto poco si guadagni”.
MA SE UN RAGAZZO ITALIANO VOLESSE COMUNQUE PROVARCI E ACCETTARE UNA VITA DI SACRIFICI COME LA TUA POTREBBE VENIRE IN AMERICA E CERCARSI UN LAVORO REGOLARE?
“Si è possibile, mi ero informato su questo tempo fa. Il punto però è che lavoro vai a fare. Se non hai delle lauree specialistiche e non parli bene l’inglese puoi ragionevolmente sperare di trovare solo lavori con la paga minima obbligatoria per legge che nel New Jersey oggi è di 10 dollari lordi l’ora. Come ho detto prima qui un affitto sono almeno 1000 dollari al mese, praticamente con un tempo pieno, pagate tasse ed affitto, non ti resta praticamente nulla. A mio parere per vivere decentemente e coprire i costi della preparazione qui devi guadagnare almeno tremila dollari al mese. Dovresti quindi lavorare molte più ore ma a quel punto la domanda diventa quando e come ti alleni se fai 12 ore di lavoro al giorno ai cui va aggiunto il tempo per gli spostamenti casa-lavoro-palestra. Detto questo uno può ovviamente provarci ma deve sapere che realtà lo aspetta”.
DETTO DEI SACRIFICI CHE DEVE AFFRONTARE UN ATLETA CHE VOLESSE FAR CARRIERA COSA PUOI RACCONTARCI INVECE DELLE MMA PIÙ IN GENERALE NEGLI USA. È VERO CHE ORMAI SONO DAVVERO UNO SPORT DI MASSA?
“Si e onestamente bisogna dire che lo sono diventate grazie a quel fenomeno mediatico che è Conor McGregor. Erano già abbastanza popolari anche prima ma col suo arrivo c’è stato un grande balzo in avanti anche perché oggettivamente UFC ha saputo sfruttarlo con un marketing molto intelligente. Solo per fare un esempio sono riusciti a piazzare i loro eventi nei bar sport insieme a football, baseball e basket. Dato che una PPV costa intorno ai 60 dollari alla gente risulta più economico andare a vedere i combattimenti in un locale mentre cena o beve con gli amici”.
UN SEGNO TANGIBILE DEL SUCCESSO DELLE MMA IN USA CREDO SIA ANCHE LA MASSA DI EVENTI ORGANIZZATI A LIVELLO LOCALE. NEL SOLO 2019 RISULTANO ESSERE QUASI 300 LE PROMOTIONS AD AVER ALLESTITO ALMENO 1 SHOW PER UN TOTALE DI CIRCA UN MIGLIAIO DI APPUNTAMENTI. QUANTO SEGUITO RIESCONO A RACCOGLIERE E CI SONO DELLE “MINORS” CHE SI DISTINGUONO PER QUALITÀ DEGLI EVENTI?
“Prima ho detto che le borse in generale in questi eventi sono modeste. Questo è legato al fatto che non hanno grossi introiti finanziari. Oltre agli atleti un promoter deve infatti pagare la struttura, la gabbia, impianto audio luci, arbitri, sanitari, pubblicità… A fronte di tutto questo hanno una copertura TV strettamente locale o spesso sono trasmessi solo in streaming. Il pubblico si aggira sulle 500/1.000 persone, raramente di più, tanto che tante volte non si svolgono neanche in un palazzetto ma nei teatri di qualche casinò. Anche gli sponsor sono pochi, marchi di settore o qualche azienda locale.
Se poi devo parlare di quali sono le migliori, a parte PFL e LFA che sono note anche a livello internazionale, direi in tutta onestà Cage Fury FC perché è attiva regolarmente da quasi 10 anni, è su UFC Fight Pass ed ha visto iniziare molti atleti poi passati in Top Promotions. Poi mi vengono in mente KOTC (King Of The Cage) e Shogun Fights qui sulla East Coast ma dato che ognuna opera in una certa zona del Paese potrebbero essercene altre che non conosco direttamente ma molto valide”.
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Bell’intervista!
La precisione di Sergio di dare dei numeri ci permette di ri-aprire per l’ennesima volta la questione allenarsi in Italia o all’estero.