Un sogno chiamato Jiu Jitsu…

Correva l’anno 2002…era di maggio.
Ormai quasi tutti sanno che a portarmi in palestra fu mio fratello maggiore.
Le cose allora erano assai diverse, eravamo davvero in pochi a praticare jiu jitsu, se non sbaglio in 8 circa.
Federico era una cintura viola e avevamo solo 2 cinture blù tali Tanzio Sperone e Alessandro Tomei.
Gare di jiu jitsu? Una cosa rara come una velina che non fa un calendario.
Ai tempi “FILA” era una marca di scarpe e i tornei senza kimono avevano nomi d’ effetto del tipo Roma Submission Fighting Ultimate Real Wrestilng e tutti attendevamo con ansia la possibilità di poter partecipare a uno di essi data la scarsità di eventi.
Diventare cintura blu era quasi un sogno, la viola non era una cosa umanamente pensabile.
Il modo di lottare era completamente diverso:
Prima regola era non aprire assolutamente la guardia, seconda regola se finisci in mezza guardia stringi fortissimo le gambe per non farlo passare, si passava esclusivamente toreando…insomma eravamo come dei trogloditi che cercavano di usare un PC.
A fine allenamento si sognava insieme quando un giorno avremmo avuto anche noi le stesse possibilità di chi vive a Rio de Janeiro.
Oggi la gente arriva in palestra e dopo 3 mesi già si cimenta in guardia aranha, passaggi in verticale e chi più ne ha più ne metta, esiste un circuito solido di gare ben organizzare, tale “Challenger”, che sta diventando sempre più grande e per il senza kimono c’è l’imbarazzo della scelta tra ADCC, Grappler Quest, il neo nato circuito NOGI della IBJJF.
Ottimi atleti stanno crescendo, mostrando una tecnica raffinata e una forte determinazione e ogni anno, grazie a questi lottatori, che si cimentano con sacrificio nei circuiti veramente importanti confrontandosi con il Top di gamma, a grandi falcate stiamo colmando il divario con il resto della comunità mondiale del jiu jitsu.
Per me che ho osservato le cose cambiare è motivo di gioia poichè chi si accosta a questa disciplina oggi ha la possibilità di viverla al meglio, contando sull’esperienza di molte persone preparate non vivendo l’eccessiva reverenzialità nei confronti dei brasiliani che invece poteva far sorgere timori ad una generazione di lottatori fa…ed è mio orgoglio essere l’apri-strada di atleti che faranno sicuramente molto meglio di me nelle cinture nere adulto…e, devo dirvelo, non vedo l’ora di poter godere di buona compagnia lì nell’area di riscaldamento!

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