20 consigli per migliorare il tuo Jiu-Jitsu

5. Stabilisci delle mete

Negli anni ’90, quando era uno dei più forti agonisti di Jiu-Jitsu in circolazione, Ze Mario Sperry aveva un quaderno dove si appuntava le specifiche mete da raggiungere in un dato periodo di allenamento. La cintura nera aveva l’abitudine di staccare le pagine e affiggerle un po’ dovunque in casa sua. “Quando andavo in bagno per radermi trovavo attaccata sullo specchio il foglietto con su scritto ‘Se vuoi essere il campione, questa settimana hai la seguente mole di lavoro da fare..’ e così via” rammenta. Sperry spiega che lo stabilire degli obiettivi aiuta nella valutazione e nel controllo di ciò che si sta facendo in allenamento. “L’ideale sarebbe per il lottatore lo stabilire cosa davvero vuole. Poi passare a trovare il modo di ottenerlo, organizzando il tempo necessario per farlo.” Come esempio la cintura nera racconta la volta che si concentrò sull’obiettivo di raggiungere una perfetta condizione fisica. Per far ciò, progettò un allenamento che era basato su diversi esercizi, tipo accosciate, sollevamento pesi e scatti. “Tramite l’elevazione del mio battito cardiaco per mezzo di questo allenamento, io progredii finché non ebbi condizionato il mio corpo a sostenere il ritmo dei combattimenti.” Questo controllo costante delle mete consentì al campione del BTT di rimanere concentrato sui suoi obiettivi di carriera, con la certezza sul quanto effettivamente avesse ancora da migliorare per il prossimo futuro.

6. Sii dinamico

Amaury Bitteti vede il Jiu-Jitsu come simile agli scacchi: si muove il pezzo pensando già alla prossima mossa. Il due volte campione del mondo (1996-97) afferma che ogni tecnica di attacco durante il match deve essere sempre collegata a altre che nel immediato prosieguo siano indirizzate alla sottomissione o -seguendo il paragone- allo scacco matto. Al fine di raggiungere ciò, Amaury consiglia di organizzare le tecniche di attacco in una progressione logica. Esempio: una proiezione porta a un passaggio di guardia, che poi prosegue in una montada e di lì a uno strangolamento. Le combinazioni sono illimitate; ciò che conta è che il tuo gioco non sia statico. Come nella pubblicità: muoviti di continuo. Trasforma il tuo Jiu-Jitsu in un rullo compressore.

7. Sei un atleta, non un culturista

Il due volte campione mondiale assoluto (2002-03), Marcio ‘Pe de Pano’, insiste per far capire ai praticanti che non debbono per forza mostrare un fisico super-appariscente. Per la cintura nera il segreto sta, soprattutto nella pratica tecnica e in una buona forma fisica. “Se ti alleni di BJJ, ti devi allenare certo, ma non sobbarcarti di una preparazione fisica mostruosa” commenta. “Se combatti di MMA o di Lotta allora ti potrebbe servire un fisico del genere. Nel BJJ la preparazione fisica non è tutto: uno deve allenarsi per essere un atleta tecnico e condizionato.” Quindi non provare cose sciocche.

8. Rinforza la tua presa

La prima cosa da fare per seguire questo consiglio è seguire il suggerimento di Vitor ‘Shaolin’: stringi forte quella corda! Infatti la realizzazione di questo compito sta nell’usare una robusta corda appesa al soffitto della palestra, con l’obiettivo di di rinforzare la presa delle nostre mani sul Gi dell’avversario. E un altro importante dettaglio è che questo esercizio è eccellente per un’altra zona topica per l’atleta: l’addome.

Come Shaolin illustra, ci sono tre modi di arrampicarsi sulla corda, ognuno dei quali migliora un determinato gruppo di mosse. Il primo è quando l’atleta procede distanziando poco le prese, cosa che migliora gli strangolamenti eseguiti a mani vicine e braccia piegate. Oppure la salita può essere eseguita a mani rovesciate. Shaolin insegna che si può ascendere con una presa ampia, l’ideale per rinforzare trazioni al suolo con uscita d’anca o qualunque altra posizione che richieda una presa forte a braccia distese. Un consiglio importante è di tenete sempre le gambe sollevate, cosa che irrobustisce gli addominali. “Vai su, pausa qualche istante e poi giù, il tutto sempre con le gambe stese.” spiega l’insegnante della Nova Uniao. “La presa ampia è la più dura, perciò la eseguo solo un paio di volte al giorno, 5 volte a settimana. L’altra è più facile, la ripeto 10 volte a settimana, due volte al giorno il lunedì, tre il martedì e così via. E alla fine dell’allenamento, quando le braccia sono già stanche”.

9. La Postura è tutto

Allenandosi frequentemente di BJJ, dalle tre alle quattro volte a settimana, l’attenzione dello specialista di preparazione fisica Martin Rooney si è focalizzata su questo semplice ma essenziale dettaglio. “E’ qualcosa che ha cambiato come intendo l’allenamento stesso. Non imposta se sulla materassina o in sala pesi, sempre tenere l’attenzione sulla postura. E la cosa più importante, sia che si tratti di un passaggio di guardia o di sollevare un pesantissimo bilanciere. Senza la giusta postura non si eseguono i movimenti correttamente, se ne peggiora l’esecuzione e contemporaneamente si accrescono i rischi per di perdere la salute, o la gara..” Nel caso il lettore sia dubbioso circa il fatto che Martin non è una superstar del BJJ, si ricordi che quello da lui consigliato è lo stesso aspetto dell’allenamento maggiormente enfatizzato da Rickson Gracie. Perciò, addirizza quel collo, schiena eretta e solida e via!

10. Impara dalla sconfitta

Molti lottatori assorbono solo elementi negativi dalle sconfitte. Si deprimono, se la prendono con Dio e col mondo per il risultato e, alcune volte, considerano la loro carriera finita. Leonardo Vieira fa l’esatto opposto. Utilizza le sconfitte (preferibilmente quelle subite durante l’allenamento) per riconsiderare cosa può fare di meglio. “Sono convinto che chi faccia sempre battere tutti i suoi avversari in allenamento in realtà non sta imparando nulla”, afferma Leo. Come i bimbi, che apprendono a camminare dai capitomboli, è battendo che il praticante di BJJ migliora la sua arte. Quindi, la cintura nera della Brasa mette sull’avviso sul fatto che i maestri accoppino sempre atleti di livello differente durante gli allenamenti. Così le lotte non sono troppo equanimi e si lascia spazio per essere messi sotto duramente. Martin Rooney è d’accordo : “L’atleta che reagisce con sentimenti negativi alla sconfitta non sta imparando l’incredibile lezione che gli viene impartita, e che gli regalerebbe l’opportunità di di vincere nel futuro. Non c’è niente di paragonabile a vittoria e sconfitta, eccetto sconfitta e apprendimento” ci informa l’allenatore di Renzo e Riccardo ‘ Cachorrao’ . “Solo tu puoi crescere come atleta tramite le tue stesse reazioni interiori. Credo che la persona più sconfitta sia la più dura da battere. E’ di questo che un tipo duro è fatto, è di questo che è fatta una cintura nera” sintetizza. Leo Vieira richiama l’attenzione che le sconfitte subite al di fuori della materassina sono altrettanto fondamentali nel costruire un campione, che in fin dei conti è speciale per via del suo carattere. “Quando c’era bufera nell’aria al tempo della creazione della Alliance, io ero da solo a San Paolo. Ho dovuto passare uno dei peggiori momenti della mia vita. In seguito comunque mi sono ritrovato a essere una persona molto più forte e ho imparato molto sulla vita. Non sarei qui oggi se non mi fosse capitato tutto ciò” afferma con filosofia.

12. Cerca sempre la variante che più faccia al caso tuo di ogni tecnica

Il M° Osvaldo Alves racconta che fino a metà degli anni ’70 veniva insegnata un’unica variante dell’ armlock, eseguita aprendo la guardia e allargando molto le gambe. “Mi resi conto che questa tecnica era vulnerabile, dato che metteva l’avversario in grado di scappare facilmente e passarci la guardia. Così inventai l’armbar ‘arrampicante’ ” ricorda la cintura rosso-nera. Questa versione dell’armlock è molto più ardua da passare. “Il punto nodale è bloccare non tanto il braccio avversario ma piuttosto la di lui spalla, impedendogli di alzarsi.” chiarifica il maestro, che usa il suo polpaccio in pressione sulla spalla del suo sparring partner per impedirgli di sollevarsi. In sintesi: se una certa tecnica non vi va perfettamente a genio, cercate di migliorarla, di adattarla alle vostre caratteristiche fisiche peculiari e al vostro registro tecnico, sempre alla ricerca di nuove varianti della stessa. E’ questo che rende il BJJ un arte in continua evoluzione.

13. La miglior strategia è l’attacco

“io attacco sempre. Quando sono offensivo il mio avversario non può far altro che pensare a difendersi, è così, e io sono protetto” ammaestra Marcelo Garcia. Quale esempio, la cintura nera della Alliance porta i tempi in cui non era in grado di fare guardia aperta. Si limitava a chiuderla sulla schiena avversaria e pregare che il tempo finisse. “Ero atterrito dall’idea di attaccare” considera. Dopo aver riconosciuto questa sua carenza, Marcelo iniziò ad aprire la guardia e provare le spazzate. Si accorse che andando diretto contro l’avversario, finiva per correre molti meno rischi di venire finalizzato di quanti ne incontrava stando sulla difensiva e limitandosi a pochi contro-attacchi. Garcia capì anche che, essendo lui il primo ad attaccare, costringeva i suoi opponenti ad abbandonare la loro strategia. Intensificando il blitz, Marcelo prolungava di conseguenza il suo momento di ‘invulnerabilità’. Che dire a chi afferma che attaccare ripetutamente porta l’atleta a stancarsi? “Ciò che realmente stanca è dover resistere tutto il tempo e contrattaccare” Marcelo pensa. In accordo col suo pensiero, la cintura nera fornisce alcuni consigli sulla preparazione fisica per chi, come lui, consideri l’attacco la miglior difesa: “Corsa su scalinate e rampe è la miglior scelta per sviluppare una guardia fantastica” rivela.

14. Non dimenticare di migliorare la tua difesa

Nonostante la strategia d’attacco suggerita da Marcelo Garcia, Rillion Gracie insiste sull’importanza di allenare la ‘fuga’ (difesa) dalle finalizzazioni (sempre tenendo a mente che potrebbe essere comunque l’altro ad attaccarci per primo). “Osservate le performance di Roger agli ultimi Mondiali. Ha sofferto di fronte a subitanei attacchi all’ inizio degli scontri, ma è stato in grado di difendersi da maestro e poi contrattaccare.” Ricorda Rillion. Il Maestro dell’ accademia Gracie Leblon dice che impratichendosi con la difesa, l’atleta impara a capire esattamente cosa può provare il suo avversario in situazioni di difficoltà. “Imparare a difendere bene migliora l’attacco. Se il leone sa che la sua preda può fuggire, la catturerà in maniera molto più accurata” esemplifica. Per praticare la difesa nel Jiu-Jitsu, Rillion consiglia il lettore di dimenticarsi la propria forza. “Allenate la pazienza. Usate il peso corporeo e la forza del leveraggio”, spiega. “Iniziate a praticare la difesa prima possibile, per risvegliare l’istinto di sopravvivenza nel vostro animo di guerrieri”.

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