Opinione: Conor McGregor ha ancora poco da dire

Una profezia che si è ritorta contro. UFC 264 è stato il palcoscenico del dramma sportivo dell’atleta più ricco del mondo nel 2020, l’uomo che ha portato le Arti Marziali Miste e il mondo del Fighting ad un livello di popolarità superiore, un’icona di lifestyle ammirato e idolatrato ciecamente da una marea di fans sparsi per il mondo, e ultimo ma non ultimo… un ex doppio campione mondiale nell’Ultimate Fighting Championship.

Ovviamente parliamo di Conor McGregor. Partiamo proprio da qui.

L’EREDITÀ SPORTIVA DI CONOR

McGregor ha stravolto le MMA dal punto di vista mediatico e di business. Ma cosa ci rimane di McGregor a livello sportivo?

Conor ha senza dubbio ottenuto traguardi importanti, come battere un campione apparentemente intoccabile (Josè Aldo) in 13 secondi e conquistare titoli UFC in due categorie di peso diverse. Ma analizziamo un po’ gli “asterischi” del caso.

McGregor ha vinto due titoli semplicemente perchè gli è stata data questa occasione: prima di Conor, UFC non proponeva praticamente mai i superfight tra campioni (unico precedente: GSP vs BJ Penn). Con l’irlandese la promotion si è resa conto che avrebbe potuto monetizzare in maniera massiccia da un’impresa del genere e ha dunque dato la grande chance a McGregor. Tuttavia penso che parecchi sarebbero riusciti in questa impresa anche prima dell’avvento di “The Notorious”: semplicemente erano in un’epoca o in una situazione per la quale non era possibile ricevere questa possibilità.

Altra grande ombra sulla legacy sportiva dell’allievo di John Kavanagh: le cinture non sono mai state difese. È ben noto che conquistare un titolo in uno sport da combattimento è difficile, ma conservarlo lo è ancora di più. Non è un caso che quelli che oggi sono considerati leggende delle MMA siano coloro che hanno dominato una divisione di peso per anni e anni: pensiamo ad Anderson Silva, Georges St-Pierre, Fedor Emelianenko.

A livello sportivo, tra 10 anni, metteremo McGregor in mezzo a questo vero e proprio Monte Rushmore delle MMA? La risposta, con buona probabilità, è no.

L’APICE È ALLE SPALLE?

Conor McGregor compie 33 anni il 14 Luglio 2021 ed è facile credere che ne avrà 34 se e quando tornerà nell’Ottagono. Se dovesse tornare nei leggeri e riconquistare la cintura UFC sarebbe il più anziano di sempre a farlo: infatti, l’età media dei campioni della categoria al momento della conquista è di 29,6 anni circa. 

Questa statistica ci dice che con buona probabilità l’apice atletico e fisico di Conor McGregor è ormai alle spalle. Il rammarico? The Notorious raggiunse il top addirittura prima della media, ma una volta raggiunto è diventato estremamente inattivo combattendo nelle MMA soltanto 4 volte in 5 anni. Praticamente non abbiamo avuto la chance di vedere in maniera continuativa McGregor in quella che dovrebbe essere l’età “prime” della sua divisione, cioè tra i 28 e i 32 anni.

Aggiungiamo il fatto che l’infortunio appena subito è molto serio, e a questo punto è facile pensare che il meglio di Conor McGregor sia ormai parte del passato. Ovviamente gli auguro che non sia così.

UN FINALE DAL CATTIVO GUSTO

In questa Fight Week abbiamo visto un Conor McGregor che ha abbandonato totalmente l’immagine “zen” adottata nei match con Cowboy e con Poirier a Gennaio. Al posto della sua versione “Good Guy” è tornato il McGregor che si era visto a UFC 229 con Khabib: incattivito, bellicoso e con un trashtalking abbastanza opaco rispetto a quello tagliente e per certi versi divertente che ha utilizzato fino all’incontro con Eddie Alvarez. 

McGregor ha interpretato talmente tanto il suo personaggio da rimanerne prigioniero anche subito dopo lo stop medico di Domenica scorsa. Mentre era seduto a terra nella gabbia Conor ha ripetutamente minacciato di morte i coniugi Poirier dicendo cose del tipo “Vi ammazzerò nel sonno, non è finita qui!” facendo il gesto della pistola puntata alla testa e dicendo frasi a dir poco vergognose nei confronti di Jolie Poirier, che l’ha giustamente mandato a quel paese con un dito medio. 

The Notorious è scaduto nel cattivo gusto e queste dichiarazioni non fanno certo bene alle Arti Marziali Miste, che hanno già abbastanza problemi di immagine per conto loro. Come nel caso del lancio del carrello contro il bus di Khabib, era una cosa totalmente evitabile che mette in cattivissima luce McGregor e dalla quale ogni appassionato di sport dovrebbe dissociarsi nella maniera più assoluta. La linea della decenza è stata superata ancora una volta in maniera esagerata.

Se Conor dovesse ritirarsi a breve (cosa in realtà improbabile), questa sarebbe l’ultima pessima immagine di lui in un ottagono. Male.

MCGREGOR HA ANCORA POCO DA DIRE

Il terzo incontro con Poirier, a detta di tantissimi, era la prova del nove per il folletto irlandese: rinascita o caduta.

Inutile dire che la rinascita non c’è stata, anche se la caduta – per sua fortuna – non è stata verticale ma attutita da quell’infortunio che per lui e molti suoi fans sarà un ultimo appiglio di possibile salvezza. O forse una semplice giustificazione.

La realtà è che McGregor aveva comunque perso la prima ripresa con Poirier, anche se dovessimo fare finta che gli ultimi 15 secondi del round non siano mai esistiti. E’ un Conor che è rimasto fedele al suo eccezionale sinistro ma che negli ultimi anni – al contrario di Poirier – non ha avuto un’evoluzione tecnico/stilistica in grado di mantenerlo tra i top: nel secondo match con Dustin non era in grado di “checkare” i calf kick (e nemmeno di prevederli) mentre in quest’ultimo ha compiuto un vero e proprio suicidio tentando una ghigliottina con possibilità di riuscita abbastanza scarse. Lacune ed imprecisioni che al top del top purtroppo non sono concesse.

Conor McGregor ci ha fatto divertire e ci ha fatto sognare, ma ora è suonata la sveglia ed è tempo di aprire gli occhi. L’irlandese, con tutti i suoi pregi e difetti, ci terrà ancora attaccati agli schermi per qualche anno: la trilogia con Diaz o qualche money fight non glieli toglierà nessuno, questo è chiaro. Ma è molto difficile credere che a livello sportivo abbia ancora qualcosa da raccontare ed è altrettanto difficile immaginarlo di nuovo in cima al mondo con una cintura in vita. 

Servirebbe l’impossibile.. quell’impossibile a cui “The Notorious” ci aveva abituato anni addietro. E che forse non esiste più.

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