da 100 a 0: le carriere in caduta libera

Quali carriere hanno sperimentato la caduta libera in UFC?

“Arrampicarsi” sul ranking potrebbe risultare un’impresa facile per alcuni fighters ambiziosi di successo e di cinture, ma è altrettanto ardua e veloce – se non velocissima – la caduta dal picco della montagna.

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In questo articolo daremo un’occhiata alle carriere di alcuni fighters che hanno subito decisamente uno “schianto in  picchiata” devastante.

Le 10 carriere distrutte:

10: Tony Ferguson

Dopo essere diventato uno dei più rispettati fighter nella UFC e “cavalcando” la striscia di ben 12 vittorie consecutive, Tony è stato ridimensionato da Gaethje all’UFC 249, accusando una quantità di danni sovrumana. Il dramma non finì nel 2020, dopo Justin, Ferg, è stato battuto in maniera stracciante da Oliveira e Dariush ai punti per poi essere annientato definitivamente da Chandler all’UFC 274. I fans si domandano se i suoi giorni siano, a questo punto, numerati.

9: Tyron Woodley

Dall’essere uno dei top pound for pound del mondo al diventare l’agnellino sacrificale di uno youtuber è un attimo. Woodley aveva compiuto 4 difese del titolo contro pericolosi contendenti ma dopo l’umiliazione di Usman – l’ex campione – ha sperimentato SOLO il sapore della sconfitta perdendo contro nomi come Burns, Covington e Luque.
Il colmo è che dopo aver rilasciato la canzone “I’ll beat yo a**” T-Wood ha beccato niente meno che schiaffi. In pratica ha dedicato la canzone a sé stesso…

8: Kevin Lee

Un tempo Lee vinceva round contro Prime Ferguson in un match valido per la cintura interim, poco dopo la nave è affondata. Lee prima del rilascio ha accumulato 4 sconfitte negli ultimi 5 match salterellando fra i lightweight e i welter. Dopo essere stato mandato a scuola da Daniel Rodriguez la UFC decise di rilasciarlo poichè non vedeva in lui ulteriore potenziale. Lee ha attualmente 29 anni e avrebbe ancora una chance di riemergere dalle ceneri: La Eagle FC sembra un’ottima (ri) partenza.

7: Frankie Edgar

L’orgoglio del New Jersey ha un curriculum ricco di vittorie sui più grandi nomi dello sport, sicuramente ha costruito una delle carriere più invidiate nell’agonismo ma l’età, purtroppo, non ha facilitato la sua risalita del ranking e a 40 anni “The Answer” è stato mandato TKO/KO in 4 dei suoi ultimi 7 incontri.
Il suo mento è sempre stato uno dei più formidabili delle MMA ma grazie a Ortega il primato sembra non appartenergli più, possiamo dire che i giorni migliori dell’ex title challenger sembrano essere alle sue spalle.

6: Darren Till

Il popolare prodigio di Liverpool ha, per 5 anni, dominato le MMA inglesi e il palcoscenico internazionale della UFC per i primi 6 match. Dana credeva in lui e lo ha spinto troppo presto nel mare degli squali facendogli perdere combattimenti contro Woodley, Masvidal ( attraverso un KO da masterpiece), Whittaker e Brunson. L’inglese ha ancora 29 anni ma se non decide di darsi una svegliata potrebbe essere “licenziato”. Il match contro Hermansson del 23 luglio sarà il banco di prova decisivo per il “gorilla”. Quello di Darren è senza dubbio un esempio calzante di carriere in caduta libera.

5: Donald Cerrone

Cowboy è una leggenda, in tutti i sensi, tuttavia il tempo della resa chiama. La sua ultima vittoria risale al lontano 2019 contro Al Iaquinta, da quel momento il suo record si è tinto di rosso (0-5-1NC) e supponiamo che a 39 anni lo stallone di Denver abbia condotto il suo ultimo rodeo.
Lo abbiamo amato ma le circostanze gli stanno palesando la realtà in faccia, è tempo di lasciare l’ottagono. :(

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4: Chris Weidman

“All american” scioccò il mondo con la vittoria su Silva, difese anche tenacemente il titolo 2 volte prima di cederlo a Rockhold. Persa la cintura il wrestler di New York non si è più ripreso e non sembra essere più lo spaventoso campione che segnò il 2013-14. Chris è 2W-8L dal 2015 e tutte le sue sconfitte – come se non bastasse – sono avvenute tramite KO tremendi.
Dopo l’infortunio contro Hall è altamente improbabile una sua resurrection nei medi.

3: Luke Rockhold

Una storia del tutto simile a quella di Weidman è quella di Rockhold, campione successore di Chris.
Una volta toccato l’oro non ha saputo difenderlo dagli affamati contendenti. Subì sconfitte una più brutale e imbarazzante dell’altra: Quelle avvenute per mano di Bisping, Romero e Blachowicz.
Luke ha 37 anni e deve ancora rientrare in azione dal 2019; il match-comeback contro Costa è annunciato per agosto, sarà il trampolino di lancio giusto? (storciamo tutti quanti la bocca…).

2: Cody Garbrandt

È proprio vero: l’oro dà alla testa! A UFC 207 un giovanissimo e imbattuto Cody sconfisse senza farsi un graffio il fuoriclasse di Cruz, facendolo sembrare un completo dilettante. Fu probabilmente la miglior performance di uno sfidante su un campione…
Il match seguente diede però inizio all’effetto downfall. Dillashaw, molto astuto, battè con strategia e ferocia “No love” per KO ben 2 volte consecutive, a seguire ci penso Munhoz al 1 round, demoralizzandolo una volta per tutte. Probabilmente la sua autostima è a zero oggigiorno. Quella di Cody è con ogni probabilità la più sorprendente spirale discendente di carriera. Nel suo contest più recente l’ex re dei gallo ha combattuto nei mosca ma Kara-France ha cancellato ogni ambizione dell’americano attraverso un formidabile KO al primo round. Per fortuna l’età è dalla parte di Garbrandt, altrimenti sarebbe già a fare il coach in una palestra locale senza un singolo neurone.

https://youtu.be/HXakqxgJfIo

1: Conor McGregor

McGregor è il volto più conosciuto del mondo delle MMA, non vi è dubbio, ma recentemente una vittoria sembra essere un’utopia per l’ex double champ. Conor possiede infatti un pessimo record di 1 vittoria (contro il vecchio Donald Cerrone) e 3 sconfitte (tutte per finalizzazione).
Questo ci dimostra che ormai Mc non è più nell’olimpo dei migliori al mondo, ma non è finita qui: l’ulteriore complicazione è la drammatica rottura della caviglia subita a UFC 264. Che questo sia un campanello di allarme decisivo?
Purtroppo vediamo l’irlandese troppo concentrato a sfilare per Versace, a bersi i suoi coloratissimi cocktail e a sperperare il suo infinito capitale di milioni in lusso sfrenato. Tutto legittimo ma il focus del combattimento, il fuoco e la passione? Sembra essere svaniti, o almeno, messi in secondo piano. La caduta di Conor è forse la più triste della storia della UFC, una delle carriere più decorate e stellari che il mondo abbia mai visto è solo polvere. Ammettetelo, vi manca il vecchio e “dedicated” Conor?

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