Travis Browne fuori da UFC per maltrattamenti… ma ( due pensieri sul potere dei social)

Travis Browne è stato accusato di violenza domestica dalla sua (orami ex) ragazza… Jenna Reneé Webb posta delle foto in cui si vedono ematomi e quando gli viene chiesto se è stato Travis, lei risponde di si

Travis-brown-violenza

L’UFC sempre molto attenta a queste cose, ligia al suo codice di condotta sospende Browne dalle apparizioni pre UFC 189.  Il manager di Brown, John Fosco dice che questa cosa verrà discussa al 1 milione per cento!

Ok  voglio fare l’avvocato del Diavolo per un istante (modalità facebook troll ON)

Premesso che

  • Non sono fan di Travis Browne.
  • Non voglio difendere Travis Browne.
  • Non sto nemmeno dicendo che le foto sono finte o che la ragazza abbia simulato.

Ma è normale che postare 4 foto su instagram abbia tutto questo potere? Non si sa nulla della storia (spero che l’UFC abbia un po’ più di info) eppure basta che una persona qualsiasi posti qualcosa – vera o falsa – contro un atleta e questo si trova col culo a terra e il dito puntato.

 

  1. travis browne sti lividi li lascia con una carezza!!comunque è veramente troppo facile sparare sentenze spesso infondate nell’era del web..

    • finchè non ci sono prove concrete non darei giudizi!bepo@ ha ragione!!dico solo che chi sbaglia deve pagare,in un caso o nell’altro,warmachine è in galera giustamente,mentre la ragazza che si è inventata violenze e ha denunciato rumble johnson ha perso malamente la causa,altrettanto giustamente,poteva rovinargli la carriera per delle bugie gravissime e ora credo debba pure risarcirlo!!non c’è un cazzo da fare,gli atleti di alto livello,specialmente fighters,devono avere mille occhi e stare attenti alle varie gold diggers!!!

      • ah ah gold diggers!!
        in america c’è pieno, ne esportano pure!!

      • ah ah

      • ah ah

  2. Xcaso è parente di Scott coker?

  3. Io dico che le stronze che denunciano i maltrattamenti sui social andrebbero arrestare.
    Primo: se hai qualcuno da denunciare lo fai presso le autorità competenti, non via media a scopo pubblicitario.
    Secondo: se non è la prima volta che vieni maltrattata-percossa cosa aspettavi a terminare la relazione?
    Ma si sa, è meglio mettere tutto in piazza ed avere un immediato ritorno di immagine… Mi dispiace per i poveri coglioni tipo Travis Browne che si mettono con queste zoccolacce senza rendersi conto di essere sfruttati e strumentalizzati.
    Sei un NBA o NFL? Allora ti becchi le starlette di primo piano da spot televisivo in prime time.
    Sei un UFC? Al massimo ti becchi una starlette di secondo o terzo piano sconosciuta ai più, almeno fino all’ultima trovata.
    Poi bisogna dire che in USA ci sono le più pazze e avventuriere che si inventano stupri, anche di gruppo, ai danni di giocatori di basket, a volte intere di squadre. Anche nel calcio inglese non sono nuovi a certe cose.

    • La penso come Bepo 1.000.000% analisi giustissima.

    • Concordo al 100%.

      • Le donne abusano degli uomini: è più diffuso di quanto non si pensi

        Estratto da un supplemento speciale del Washington Post, 28 dic. 1993

        di Armin A. Brott

        “Malgrado l’evidenza circa la violenza femminile sugli uomini, molti gruppi cercano attivamente di impedire che si affronti questo tema. La Steinmetz ricevette minacce verbali e telefonate anonime da parte di gruppi femminili radicali che minacciavano di nuocere ai suoi figli dopo che ebbe pubblicato “The Battered Husband Syndrome” nel 1978. Lei dichiara di trovare ironico che le stesse persone che dicono che la violenza iniziata dalle donne è esclusivamente autodifesa facciano così in fretta a minacciare violenza contro persone che non fanno altro che pubblicare uno studio scientifico.

        La storia della Steinmetz non è la sola. Dieci anni dopo questo studio, R.L. McNeely, un professore della School of Social Welfare dell’Università del Wisconsin, e Gloria Robinson-Simpson pubblicarono “The Truth about Domestic Violence: A Falsely Framed Issue”. L’articolo esaminava vari studi sulla violenza in ambiente domestico e concludeva che la società deve riconoscere che gli uomini sono vittime “o si starà considerando solo parte del fenomeno”.

        Poco tempo dopo, McNeely ricevette delle lettere da un’organizzazione femminile della Pennsylvania che minacciava di usare la propria influenza a Washington per bloccare i fondi per la ricerca. Robinson-Simpson, che scoprì alcuni dei dati più importanti, fu lasciata a lungo a sé stessa. Secondo McNeely, “lei, una giovane assistente, fu creduta “raggirata”” dal professore maschio.”(fine della citazione)

        La ricerca ritiene che i sostenitori dei centri contro gli abusi peggiorano il problema

        Washington Times, 31 gennaio 1994

        Sezione A, Joyce Price

        Murray A. Strauss, un sociologo e co-direttore del Laboratorio di Ricerca sulla Famiglia dell’Università del New Hampshire, accusa “le donne dei movimenti contro gli abusi” di negare che le donne abusino fisicamente dei mariti, degli ex mariti e dei fidanzati, di dare poca importanza a tali abusi. “Esiste questa finzione nei movimenti contro gli abusi, che in ogni caso è lui, non lei” il responsabile delle aggressioni in ambito familiare”, ha dichiarato il dott. Strauss in una recente intervista.

        Il dott. Strauss ha dichiarato che almeno 30 studi sulla violenza in ambiente domestico – compresi alcuni da lui condotti – hanno dimostrato che i due sessi sono ugualmente imputabili. Ma ha aggiunto che alcune ricerche, come un recente rapporto nazionale canadese, “hanno omesso i dati sulle donne che abusano degli uomini…perché politicamente imbarazzanti.” Donne e uomini “sono quasi identici” in termini di frequenza di aggressioni come schiaffi, spinte e calci, ha dichiarato il dott. Strauss.

        Usando le informazioni sulle coppie sposate avute da 2994 donne nel Rapporto Nazionale sulla Violenza in Famiglia del 1985, il dott. Strauss ha detto di aver riscontrato una percentuale di aggressioni da parte delle mogli del 124 per mille coppie, contro il 122 per mille di aggressioni da parte del marito.

        La percentuale di aggressioni lievi da parte delle mogli era del 78 per mille coppie, e la percentuale di aggressioni lievi da parte dei mariti era del 72 per mille. Per la categoria delle aggressioni gravi, percentuale era del 46 per mille coppie per le aggressioni da parte delle mogli e 50 per mille per le aggressioni da parte dei mariti. “Né la differenza è statisticamente diversa”, ha scritto Strauss sulla rivista Issues in Definition and Measurement. “Dato che queste percentuali sono basate esclusivamente su informazioni fornite da intervistati donna, la quasi equivalenza nelle percentuali di aggressioni non può essere attribuita a pregiudizi di genere nel raccontare.” (fine della citazione)

        L’articolo che segue è stato scritto da Judith Sherven e James Sniechowski di Los Angeles. Lei è una psicologa e lui ha anche un dottorato.

        Donne e uomini ugualmente colpevoli di abusi domestici

        “Ancora una volta, il mito del malvagio maschio assalitore e della perfetta, innocente donna vittima viene diffuso come vangelo. La discussione è nazionale. La collera e il dolore, palpabili. Solo quando verremo a patti con il fatto che la violenza in ambiente domestico è responsabilità sia di uomini che di donne, potremo mettere fine a questo orribile incubo.

        La violenza in ambiente domestico non è una questione di alternative. Non è colpa dell’uomo o della donna. E’ un problema di condivisione. Sia l’uomo che la donna sono lanciati nella loro danza di distruzione reciproca, nella loro incapacità di intimità e apprezzamento delle differenze. Essi hanno bisogno l’uno dell’altro per perpetuare i drammi personali e collettivi di inganni e tradimenti, e così, deplorevolmente, non possono nemmeno lasciarsi.

        Questa è un’idea molto strana per chi è cresciuto con i film in cui “l’eroe” trionfa sul “malvagio” e salva la dama dal pericolo. Ma per arrestare la piaga della violenza in ambiente domestico, dobbiamo alterare la nostra prospettiva. Fatti:

        · La metà degli omicidi coniugali viene commessa da donne.

        · Il Rapporto Nazionale sulla Violenza in Famiglia del 1985, finanziato dall’Istituto Nazionale di Igiene Mentale e supportato da molti altri rapporti, rivelò che donne e uomini abusano gli uni degli altri quasi in numero approssimativamente uguale.

        · Le mogli hanno dichiarato di essere più spesso gli aggressori. L’uso di armi per superare lo svantaggio fisico, non rientrava solo nel bisogno di difendersi.

        · Mentre attualmente 1,8 milioni di donne hanno subito una o più aggressioni da parte del marito o del fidanzato, 2 milioni di uomini sono stati aggrediti dalla moglie o dalla fidanzata, secondo uno studio sulla violenza nelle famiglie americane pubblicato nel Journal of Marriage and Family. Questo studio ha rivelato anche che il 54% delle violenze definite “gravi” sono attribuite a donne.

        · Il Journal for the National Association for Social Workers rilevò nel 1986 che tra i teenager che escono assieme, le ragazze erano violente più di frequente dei ragazzi.

        · Le madri abusano dei loro figli in una percentuale che è circa il doppio rispetto ai padri, secondo le agenzie statali di protezione dell’infanzia monitorate dalla Children’s Rights Coalition.

        · A causa dei pregiudizi sugli uomini che si lasciano picchiare dalle donne, le donne che denunciano gli abusi subiti alle autorità sono 9 volte più degli uomini.

        Nel 1988, R.L.McNeely, un professore della School of Social Welfare dell’Università del Wisconsin, pubblicò “”The Truth about Domestic Violence: A Falsely Framed Issue” rivelando ancora una volta il livello di violenza contro gli uomini da parte delle donne. Tali fatti, comunque, sono “politicamente scorretti”. Anche 10 anni prima, Susan Steinmetz, direttrice del Family Research Institute all’Università dell’Indiana ricevette minacce di danni ai propri figli da parte di gruppi femminili radicali dopo aver pubblicato “The Battered Husband Syndrome”.

        Perché noi, come cultura, siamo restii a svelare la responsabilità delle donne nelle violenze in ambiente domestico? Perché ci aggrappiamo all’immagine pura e verginale della “damigella in pericolo”? Se fossimo sinceri riguardo al cambiamento, dovremmo riconoscere la verità: le donne sono parte integrante della violenza in ambiente domestico. Il movimento femminista reclama eguali diritti per le donne. Se è così, allora le donne dovrebbero assumersi la responsabilità per il loro comportamento e il loro contributo alla violenza in ambiente domestico. Altrimenti resteremmo in una situazione distorta che annebbia la verità. Solo la verità ci mostrerà la via d’uscita dall’epidemia di violenza che sta distruggendo le nostre famiglie e la nostra nazione.” (fine della citazione)

        Vuoi: Altre copie di questo rapporto – Altri rapporti e articoli sulla famiglia – Citazioni per ricerche e studi – risposte via e-mail da parte di giudici, procuratori, avvocati, riviste giuridiche, editori di pagine web, ecc.

        Scrivi a: New World Ministries – Family Resources Index
        11216 Tamiami Trail North Ste.223
        Naples, FL 34110
        misterxy is offline

      • Tanto per evidenziare la realtà statunitense…
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        USA Today – 29 giugno 1994

        Abusi coniugali reciproci – di Warren Farrell, Ph. D.

        Il più grande mito che il caso O.J. Simpson può rafforzare è quello che la violenza in ambiente domestico è una strada a senso unico (uomo-a-donna), e il suo corollario, che la violenza maschile contro le donne è un risultato della mascolinità.

        Quando cominciai i 7 anni di ricerca su questi temi in preparazione di “Il mito del potere maschile”, iniziai con queste due assunzioni essendo l’unico uomo in USA ad essere stato eletto 3 volte all’ufficio di direttore dell’Organizzazione Nazionale delle Donne di New York City e tali assunzioni erano indiscusse nei circoli femministi.

        La mia prima scoperta – che in USA e Canada più del 90% delle denunce di violenze in ambiente domestico alla polizia erano da parte di donne, e non di uomini – sembrava confermare queste assunzioni. Ma in seguito il quadro divenne più complesso.

        Circa una dozzina di studi in USA e Canada chiedevano ad entrambi i sessi con che frequenza picchiavano l’altro, tutti scoprivano che le donne picchiavano gli uomini o più frequentemente o tanto spesso quanto gli uomini le donne.

        Due degli studi principali – di Suzanne Steinmetz, Murrey Strauss e Richard Gelles – davano per assunto che gli uomini picchiassero le donne in maniera più grave, così divisero la violenza in ambiente domestico in sette diversi livelli di gravità. Essi furono sorpresi dallo scoprire che i livelli più gravi di violenza erano perpetrati da donne ad uomini.

        Tuttavia c’è un caveat. Gli uomini che picchiavano le donne procuravano lesioni maggiori del caso contrario. In ogni caso, questo caveat aveva il suo proprio caveat: era proprio perché i colpi degli uomini facevano più male, che le donne ricorrevano a metodi più drastici (es.: versare dell’acqua bollente addosso al marito o scagliare una padella sulla sua faccia). Queste scoperte furono supportate dal rapporto del Census Bureau:

        Nel 1977, il Census Bureau americano condusse la Ricerca Nazionale sul Crimine, monitorando 60.000 famiglie ogni 6 mesi per tre anni e mezzo. Venne rilevato che le donne usavano armi contro gli uomini nell’82% dei casi; gli uomini usavano armi contro le donne nel 25% dei casi. Soprattutto si notò che persino le donne riconoscevano di picchiare gli uomini più di quanto gli uomini picchiassero le donne.

        L’elemento chiave, quindi, è chi innesca questo ciclo di violenza. Steinmetz, Strauss e Gelles scoprirono che spesso sono le donne ad iniziare. Perché? In parte, quando credono che gli uomini possano prendere l’iniziativa – e per paura quindi di diventare un punching ball e di non poter contrattaccare.

        Ero ancora un pò incredulo. Chiesi a migliaia di uomini e donne nei miei workshop di numerare tutte le relazioni in cui avevano picchiato il partner prima che questi avesse fatto mai il contrario, e viceversa.

        Circa il 60% delle donne riconosceva di essere stata più spesso la prima a colpire; tra gli uomini circa il 90% dichiarava che il partner femminile era stato il primo a colpire.

        Ancora sentivo che la violenza era un risultato della mascolinità. Avevo ragione a metà. Gli uomini sono responsabili per la maggior parte della violenza manifestata fuori casa. Ma, quando scoprii che il 54% delle donne lesbiche ammette la presenza della violenza nella sua attuale relazione, mentre solo l’11% delle coppie eterosessuali registra atti di violenza, io mi resi conto che la violenza in ambiente domestico non è un prodotto della biologia maschile.

        Perché denunciamo con forza la violenza domestica contro le donne e non siamo neppure a conoscenza della violenza contro gli uomini in ambiente domestico?

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        Poi bisogna dire che in USA ci sono le più pazze e avventuriere che si inventano stupri, anche di gruppo, ai danni di giocatori di basket, a volte intere di squadre.
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        E’ vero, in tal senso gli USA sono il peggior Paese del mondo occidentale, questo anche e soprattutto perché in quei luoghi l’ideologia femminista si è talmente “incistata” nella società, da permettere alle femminucce locali di fare il bello e il brutto tempo.

    • Giusto per non fraintendermi, io sono per il taglione.
      Restituire ciò che hai fatto. Che ti chiami T. Browne, Charlie Sheen, Roman Polansky, Bill Cosby, Leonardo Da Vinci, o Tito Alba.

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