Finalizzazioni dal punto di vista fisico

L’articolo è stato preso da: http://www.rawtraining.eu/lavori-specifici/mma-anatomia-delle-sottomissioni/

Ringrazio Marco D’Amico per avermi dato il permesso di ripubblicare l’articolo.

Introduzione

In questo articolo analizzeremo alcune delle più diffuse ed efficaci tecniche di sottomissione con l’obiettivo di:

  1. Capire meglio la biomeccanica di ogni tecnica
  2. Evidenziare l’obiettivo di ogni sottomissione e il danno che può provocare quando è portata all’estremo

Soffocamenti e strangolamenti

Soffocamento: avviene quando la pressione viene applicata sulla trachea (via respiratoria) per fermare l’afflusso d’aria ai polmoni.
Per attuare il soffocamento, l’attaccante usa un braccio per applicare la pressione direttamente sulla trachea della vittima nel tentativo di bloccare la via respiratoria. Nella parte dei casi l’attaccante userà l’altra mano per inclinare in avanti la testa dell’avversario in modo da favorire la chiusura della via respiratoria. Una volta chiusa, l’ossigeno smette di affluire ai polmoni e questo causa lo svenimento della vittima dovuto alla mancanza di ossigenazione al cervello.

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Immagine da www.umn.edu

REAR NAKED CHOKE

 

Nella foto a sinistra, l’attaccante ha il braccio sinistro fermamente ancorato sotto il mento della vittima e posizionato in modo che il gomito sia in linea con il mento dell’avversario. Una volta iniziata la presa di soffocamento da dietro, l’attaccante spinge con la mano destra la testa della vittima in avanti, mentre con la sinistra fa leva sul bicipite destro in modo da stringere ancora di più il braccio sinistro sulla gola dell’avversario (in questa posizione i muscoli del braccio sinistro dell’attaccante sono contratti).
Nella foto a destra, come potete notare, la stessa presa è eseguita usando il braccio opposto. Quando la tecnica di soffocamento da dietro (rear naked choke) viene affondata in modo corretto è quasi impossibile riuscire a liberarsi.

Strangolamento: avviene quando la pressione viene applicata ad entrambe le arterie carotidee interrompendo o rendendo insufficiente l’afflusso di sangue al cervello (le arterie carotidee si occupano di trasportare il sangue ossigenato dal cuore al cervello).
Lo strangolamento causa lo svenimento della vittima per mancanza del flusso di sangue/ossigeno al cervello. Il fattore chiave per eseguire lo strangolamento è legato all’allineamento corretto che bisogna assumere per mantenere la pressione su “entrambe” le arterie carotidee.

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Immagine da www.wikipedia.org

CROSS ARM CHOKE / ARM TRIANGLE CHOKE

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Immagini da www.susumug.com

Anche se spesso viene chiamato “cross arm choke” (soffocamento incrociato) o “arm triangle choke” (soffocamento a triangolo), quando viene eseguita correttamente è in realtà una tecnica di strangolamento.
Nella foto a sinistra, l’attaccante usa la testa per far si che la spalla sinistra della vittima eserciti una pressione contro la parte sinistra del collo (in modo da bloccare l’afflusso di sangue attraverso l’arteria carotidea sinistra). Allo stesso tempo preme il proprio bicipite sinistro sulla parte destra del collo dell’avversario (in modo da bloccare contemporaneamente anche l’afflusso di sangue attraverso l’arteria carotidea destra).
Anche nella foto a destra la testa è utilizzata per spingere la spalla sinistra della vittima contro la parte sinistra del collo (in modo da bloccare l’afflusso di sangue attraverso l’arteria carotidea sinistra), diversamente da quanto visto sopra però, in questo caso l’attaccante usa la parte superiore del suo avambraccio insieme alla zona bassa del bicipite per applicare la pressione sul lato destro del collo dell’avversario (in modo da bloccare l’afflusso di sangue attraverso l’arteria carotidea destra).
Il fattore chiave per la riuscita di un cross arm choke/arm triangle choke è l’allineamento da ricercare applicando la pressione su entrambe le arterie carotidee, per ottenere un risultato efficace la pressione dovrebbe essere applicata in direzione perpendicolare alla parete laterale del collo.
Un errore comune nell’esecuzione di questa tecnica di soffocamento/strangolamento è proprio dovuto alla pressione esercitata sul collo che spesso non risulta efficacie nel chiudere entrambe le arterie carotidee.

Soffocamento/Strangolamento: si tratta di una tecnica che combina l’interruzione/limitazione dell’afflusso di sangue al cervello con la chiusura della via respiratoria mediante inclinazione della testa e pressione sulla trachea.

TRIANGLE CHOKE

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Immagini da www.susumug.com

Nella foto a sinistra, l’attaccante utilizza il suo interno coscia sinistro per applicare una pressione sulla parte destra del collo della vittima (riducendo o interrompendo l’afflusso di sangue attraverso l’arteria carotidea destra dell’avversario). Contemporaneamente l’attaccante usa il suo interno coscia destro per spingere la spalla/la parte superiore del braccio sinistro della vittima contro la parte sinistra del collo (riducendo o interrompendo l’afflusso di sangue attraverso l’arteria carotidea sinistra dell’avversario).
Anche in questo caso la pressione sulle arterie carotidee è sufficiente per rendere la vittima incosciente.
Nella foto a destra la pressione esercitata sulle arterie carotidee della vittima è sufficiente solo a ridurre l’afflusso di sangue al cervello (non basta ad interromperlo totalmente). Questo è quello che succede con la maggior parte dei triangle chokes e quando ci troviamo in questa condizione l’attaccante deve spingere la testa dell’avversario in avanti per chiudere anche la sua via respiratoria. Quest’azione unitamente alla riduzione di afflusso di sangue al cervello è sufficiente per rendere incosciente la vittima.

Sottomissioni articolari

Quasi tutte le sottomissioni articolari possono essere ricondotte a queste due categorie:

  1. Circonduzione articolare: avviene quando un’articolazione (spalla o ginocchio) è ruotata oltre il suo naturale range di movimento.
  2. Iperestensione articolare: avviene quando un’articolazione (gomito o ginocchio), che ha come movimento primario una flessione o un’estensione, è estesa oltre il suo naturale range di movimento.

Questa è solo una visione d’insieme delle lesioni relative ad ogni sottomissione articolare, dato che in realtà variano da un’esecuzione all’altra in dipendenza dei seguenti fattori:

  1. Quanto impiega l’avversario arrendersi dichiarando la sottomissione.
  2. Quanto impiega l’attaccante a smettere di esercitare la forza.
  3. Quanta forza esercita l’attaccante.
  4. L’allineamento delle articolazioni nel momento in cui l’attaccante esercita la forza.
  5. La mobilità della articolazioni della vittima.
  6. Infortuni pregressi.

I danni che possono risultare da questo tipo di sottomissioni includono:

  1. Fratture o scheggiature ossee.
  2. Strappi muscolari.
  3. Rottura dei legamenti.
  4. Rottura delle cartilagini.
  5. Lesioni vascolari.
  6. Lesioni neuronali.
  7. Sublussazioni (parziale dislocazione dell’articolazione che ritorna in sede da sola)
  8. Dislocazione (l’articolazione viene completamente separata)

Sottomissioni della spalla

L’articolazione della spalla è del tipo “palla e tasca”, dove la testa dell’omero (palla) è grande più del doppio della cavità glenoidea (tasca). Questa natura dell’articolazione permette alla spalla di eseguire una varietà di movimenti maggiore rispetto ad ogni altra articolazione del corpo umano. Sfortunatamente la stessa caratteristica che consente questa grande varietà di movimenti compromette anche la stabilità dell’articolazione.
L’articolazione della spalla è tenuta insieme da una capsula di legamenti che mantengono la testa dell’omero ancorata alla cavità glenoidale e da un gruppo di quattro muscoli (chiamata cuffia dei rotatori) che circonda la testa dell’omero tenendola legata alla scapola.

La cuffia dei rotatori è costituita da:

  1. Piccolo rotondo
  2. Sottospinato (o infraspinato)
  3. Sovraspinato
  4. Sottoscapolare
MUSCOLO ORIGINE DEL MUSCOLO INSERZIONE DEL MUSCOLO MOVIMENTO IN ISOLAMENTO
Piccolo rotondo Metà superiore del margine ascellare (laterale) della scapola (fossa infraspinata) Faccetta inferiore della grande tuberosità omerale Rotazione esterna
Sottospinato Fossa infraspinata; fascia infraspinata; spina della scapola Faccetta media della grande tuberosità omerale Rotazione esterna
Sovraspinato 2/3 mediali della fossa sovraspinata e dalla fascia omonima della scapola Faccetta superiore della grande tuberosità omerale Abduzione
Sottoscapolare Dal fondo della fossa sottoscapolare Piccola tuberosità dell’omero Rotazione interna

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Immagini da www.musom.marshall.edu

AMERICANA

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KIMURA

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Immagini da www.susumug.com

La foto sulla sinistra rappresenta un’esemplare “Americana” in cui l’omero è abdotto a circa 90 gradi, con un’inclinazione di circa 90 gradi a livello dell’articolazione del gomito. In questo caso l’attaccante ruota esternamente l’omero assicurandosi che quest’ultimo ruoti nella tasca senza eseguire nessun altro tipo di movimento (abduzione, adduzione, flessione o estensione orizzontale). Se la vittima non si arrende in tempo l’estrema extrarotazione forzata nell’articolazione della spalla può sortire i seguenti effetti:

  1. Rottura della capsula dell’articolazione
  2. Danneggiamento/rottura del labbro glenoideo
  3. Possibile rottura di parte della cuffia dei rotatori (sottoscapolare)
  4. Possibile sublussazione o dislocazione della spalla

La foto sulla destra rappresenta un’esecuzione perfetta di “Kimura” in cui l’omero è abdotto a circa 90 gradi con un’inclinazione di circa 90 gradi a livello dell’articolazione del gomito.
In questo caso l’attaccante ruota internamente l’omero assicurandosi che quest’ultimo ruoti nella tasca senza eseguire nessun altro tipo di movimento (abduzione, adduzione, flessione o estensione orizzontale). Se la vittima non si arrende in tempo l’estrema intrarotazione forzata nell’articolazione della spalla può sortire i seguenti effetti:

  1. Rottura della capsula dell’articolazione
  2. Danneggiamento/rottura del labbro glenoideo
  3. Possibile rottura di parte della cuffia dei rotatori (sottospinato, piccolo rotondo e sovraspinato)
  4. Possibile sublussazione o dislocazione della spalla

Sottomissioni del gomito

Il gomito è un’articolazione molto stabile grazie al disegno delle superfici ossee e alla capsula di legamenti che circondano l’articolazione.

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Immagine da www.wikipedia.org

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Immagine da www.stjohns.com

L’obiettivo delle sottomissioni del gomito è quello di iperestendere l’articolazione fino a causarne la dislocazione.

STRAIGHT ARM BAR

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STRAIGHT ARM BAR INVERTITO

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Immagini da www.susumug.com

Nella figura a sinistra l’attaccante sta eseguendo un esemplare arm bar. L’attaccante ha entrambe le gambe intorno alla vittima (con una gamba sopra la testa dell’avversario per ridurre al minimo le possibilità di fuga) con le caviglie incrociate. In questa posizione l’attaccante può tirare saldamente verso se la sua vittima allo stesso tempo immobilizzandola. L’attaccante usa la sua zona inguinale/la parte alta del suo interno coscia come fulcro: assicurandosi che l’area del tricipite dalla vittima sia fermamente a contatto con il fulcro, solleva la sua zona pelvica tirando allo stesso tempo verso il basso il polso. Se la vittima non si arrende in tempo il gomito verrà iperesteso e, nel peggiore scenario, subirà una dislocazione.
Nell’immagine di destra, l’attaccante non ha le gambe fermamente avvolte intorno al suo avversario (questo fornisce alla vittima buone possibilità per sventare il tentativo di sottomissione). Fortunatamente l’attaccante ha tirato il braccio della sua vittima abbastanza in alto rispetto alla sua regione inguinale da far si che il tricipite dell’avversario sia allineato con il fulcro creato sulla sua zona inguinale/la parte alta del suo interno coscia. Ora all’attaccante non resta che spingere il fulcro contro la regione del tricipite dell’avversario tirando contemporaneamente il polso della vittima verso il suo petto. Anche in questo caso, se la vittima non si arrende in tempo il gomito verrà iperesteso e, nel peggiore scenario, subirà una dislocazione.

Di seguito è riportata una lista delle lesioni che possono verificarsi in seguito all’iperestesione o alla dislocazione del gomito:

  1. Fratture ossee (in primo luogo del processo coronoideo).
  2. Rottura del legamento laterale e mediale.
  3. Rottura della capsula.
  4. Strappo muscolare (primariamente del brachiale).
  5. Lesioni vascolari.
  6. Lesioni neurali (nervo ulnare).

Sottomissione del ginocchio

Il ginocchio è costituito da due articolazioni: l’articolazione tibio-femorale con i suoi legamenti collaterali, i legamenti crociati e il menisco; e l’articolazione patello-femorale che viene stabilizzata dal retinacolo mediale e dal grande tendine patellare che passa anteriormente sopra la patella.
È importante comprendere il ruolo giocato all’interno dell’articolazione del ginocchio dai diversi legamenti e dal menisco per capire meglio i meccanismi alla base delle lesioni e le logiche conseguenze che queste portano (R Cooper/K Crossley/H Morris 2002)

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Immagine da “Clinical Sports Medicine”

Esistono in genere due tipi di sottomissioni del ginocchio:

  1. La tipologia “heel hook” che prevede l’applicazione di una forza alla caviglia per ruotare la parte bassa della gamba internamente o esternamente oltre il suo normale range di movimento
  2. La tipologia “knee bar” che prevede l’iperestensione del ginocchio.

HEEL HOOK REGOLARE

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HEEL HOOK INVERSA

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Immagini da www.susumug.com

Nell’immagine di sinistra l’attaccante esegue una heel hook regolare. L’attaccante blocca la gamba della vittima in una posizione tale per cui l’articolazione del ginocchio risulti piegata (è importante per evitare che l’avversario riesca a liberare la gamba). Allo stesso tempo, ancorando fermamente le sue gambe intorno alla vittima, esercita una forza sulla caviglia in modo da ruotare internamente la parte bassa della gamba. Se la vittima non si arrende in tempo, l’estrema intrarotazione applicata sull’articolazione del ginocchio può rompere il legamento crociato anteriore, il collaterale laterale e danneggiare al contempo la sezione mediale del menisco.
Nell’immagine di destra, l’attaccante esegue una heel hook inversa. L’attaccante blocca la gamba della vittima nello stesso modo visto per la heel hook regolare, tuttavia in questa tecnica di sottomissione, l’attaccante esercita una forza sulla caviglia per extraroutare la parte bassa della gamba. Se la vittima non si arrende in tempo, l’estrema extrarotazione applicata sull’articolazione del ginocchio può rompere il legamento crociato posteriore e il collaterale mediale e danneggiare al contempo la sezione laterale del menisco.

KNEE BAR

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Immagini da www.susumug.com

Nell’immagine di sinistra, l’attaccante avvolge con le gambe la coscia della vittima e utilizza come fulcro la sua zona inguinale/la parte alta del suo interno coscia. Assicurandosi che la coscia dell’avversario (la sezione della coscia immediatamente superiore alla capsula del ginocchio) sia fermamente premuta contro il fulcro, l’attaccante spinge verso l’alto la sua zona pelvica tirando verso il basso la caviglia. Se la vittima non si arrende in tempo, l’attaccante iperestenderà l’articolazione del ginocchio e questo causerà la rottura il legamento crociato anteriore (e in alcuni casi anche il legamento crociato posteriore), la rottura della sezione anteriore del menisco e un danneggiamento osseo sulla testa della tibia.
Nell’immagine di destra, viene eseguita la stessa tecnica di knee bar tuttavia, in questo caso, l’attaccante assume una posizione laterale rispetto alla gamba dell’avversario. Se la vittima non si arrende in tempo, la forza esercitata dall’attaccante sulla sezione laterale dell’articolazione del ginocchio può rompere il legamento mediale e la sezione laterale del menisco.

Conclusione

Mi piace pensare che lo stile di combattimento finalizzato alla sottomissione sia come una intricata partita a scacchi, tuttavia le conseguenze, quando una sottomissione è portata fino in fondo, possono essere molto gravi. Un combattente intelligente sarà in grado di valutare la situazione e avvertendo lo stato di pericolo immediato, si arrenderà prima che la sottomissione venga portata all’estremo. Un combattente poco intelligente invece si lascerà dominare dall’orgoglio e si arrenderà solo quando avvertirà il dolore (spesso in questo caso sarà già troppo tardi) e, in alcuni casi, anche sentendo il dolore cercherà ancora di sfuggire alla presa fino a quando il dolore non diventerà insopportabile.
Le sottomissioni articolari possono causare la fine della carriera in concomitanza con lesioni permanenti. Soffocamenti e strangolamenti possono rendere necessaria la rianimazione della vittima che rischia altrimenti la morte. Ricordatevi sempre di trattare le tecniche di sottomissione con il rispetto che meritano.

Riferimento
(R Cooper/K Crossley/H Morris 2002)
Clinical Sports Medicine 2nd edition.
Chapter 23 Acute Knee Injuries
Mc Graw – Hill book company. ISBN 0 074 71108 3.

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